Date le modalità di trasmissione del coronavirus, potrebbe non essere necessario investire eccessivamente nella sanificazione e nella disinfezione delle superfici, mentre sarebbe più efficace ridestinare tali risorse in sistemi di ventilazione dell’aria e nell’installazione di purificatori. E’ quanto emerge da un approfondimento della rivista Nature, dedicato al confronto tra le nozioni apprese sulle modalità di trasmissione del virus, che raramente si diffonde in modo diverso dall’inalazione di aerosol, e le linee guida delle autorità sanitarie che insistono sull’importanza di sanificare le superfici.
“L’Organizzazione mondiale della sanità ha sempre evidenziato l’importanza di pulire e disinfettare le superfici nei contesti sociali – sostiene Emanuel Goldman, microbiologo della Rutgers New Jersey Medical School di Newark – ma è difficile che SARS-CoV-2 si trasmetta tramite superfici contaminate”. Autore di uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet Infectious Diseases, Goldman ha sostenuto a più riprese che le superfici rappresentano un rischio relativamente basso, anche alla luce delle sempre più numerose evidenze scientifiche a favore di questa considerazione. “È più facile pulire le superfici che migliorare la ventilazione – commenta il microbiologo – per questo governi, aziende e persone continuano a investire enormi quantità di tempo e denaro in sforzi di pulizia profonda, ma un buon purificatore potrebbe essere più efficace”. La New York Metropolitan Transit Authority (MTA), che gestisce i trasporti nella metropoli statunitense, ha speso 484 milioni di dollari per rispondere alla situazione emergenziale e sanificare i veicoli di trasporto. Anche i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) americani sottolineano l’importanza della disinfezione frequente di superfici e oggetti che entrano in contatto con numeri elevati di persone. Gli esperti precisano che raccomandare il lavaggio frequente delle superfici è importante, ma potrebbe essere più efficace investire nella sanificazione dell’aria.
“È diventato via via sempre più lampante – osserva Linsey Marr, ingegnere presso il Virginia Tech di Blacksburg – che la modalità di trasmissione dell’infezione dominante riguarda l’inalazione di aerosol. Un’eccessiva attenzione nel rendere le superfici incontaminate richiede tempo e risorse che sarebbe meglio dedicare alla ventilazione e alla decontaminazione dell’aria”.
Diverse ricerche hanno portato all’individuazione di tracce di RNA virale sugli oggetti personali dei pazienti positivi all’infezione, anche a distanza di diversi giorni. “Ma la contaminazione con RNA virale non è necessariamente motivo di allarme – precisa Goldman –. L’RNA virale può essere considerato una sorta di cadavere del virus, per cui non è detto che sia contagioso”.