Il presidente della Corte dei Conti, durante l’audizione conoscitiva sulla riforma Irpef, spera in una patrimoniale…
Intervenire con un “nuovo prelievo patrimoniale (…) appare auspicabile, anche se non si volessero affidare al prelievo ulteriori finalità redistributive o di reperimento di risorse”.
Si apre nuovamente il dibattito sull’ipotesi ventilata negli scorsi mesi – e che appare sempre più probabile – che nella prossima riforma del fisco sarà inserita una patrimoniale; a tornare su questo punto è Guido Carlino, presidente della Corte dei Conti, durante l’audizione conoscitiva sulla riforma Irpef tenutasi alle commissioni congiunte Finanza di Camera e Senato.
“Un nuovo prelievo patrimoniale è stato recentemente invocato – ricorda Carlino relativamente a quanto successo negli scorsi mesi e riportato in un articolo de IlGiornale.It – sia come metodo per contrastare la disuguaglianza (con riferimento alla maggiore concentrazione della ricchezza rispetto al reddito), sia in relazione alla copertura dei costi della pandemia”; intervenire attraverso una patrimoniale, a suo avviso, “appare dunque auspicabile, anche se non si volessero affidare al prelievo patrimoniale ulteriori finalità redistributive o di reperimento di risorse”.
Di certo queste dichiarazioni accenderanno il dibattito parlamentare proprio in un momento in cui il premier incaricato Mario Draghi sta cercando una quadra sulla maggioranza che dovrebbe sostenere il suo governo.
Già lo scorso dicembre, difatti, durante i lavori in parlamento era uscito un provvedimento con cui si sarebbe impegnato il governo “a inserire in prossimi provvedimenti legislativi una riforma delle imposte patrimoniali oggi vigenti”. Nei fatti si chiedeva al precedente governo Conte si chiedeva di prevedere l’inserimento, nella riforma del fisco che avrebbe dovuto portare avanti, l’inserimento di una nuova forma di tassazione sulla ricchezza – una sorta di patrimoniale – che dovrebbe colpire coloro i quali abbiano un patrimonio superiore ai 500mila euro, comprendendo anche beni come la prima casa.
Con 19 sì, sei astenuti e 462 contrari la Camera aveva bloccato questo provvedimento su cui puntava soprattutto Leu, facendosi forte di alcune dichiarazioni di Banca d’Italia che aveva espresso, con gergo politically correct, un parere favorevole sull’ipotesi di una patrimoniale.
Il discorso era stato bloccato, anche con i voti dell’allora maggioranza Pd-M5S, ma l’idea non era stata abbandonata; difatti, qualche osservatore attento avrà notato come anche la riforma del catasto potrebbe andare ad incidere sulla casa modificando i valori e le rendite catastali… insomma, una sorta di patrimoniale sotto ‘mentite spoglie’.
Ora, le dichiarazioni di Carlino sembrano far riemergere l’ipotesi originale, anche se lo stesso presidente della Corte dei Conti sottolinea delle criticità non di poco conto, evidenziando come “Una valutazione preliminare, al riguardo, dovrebbe riguardare la caratteristica del prelievo, che da reale potrebbe essere trasformato in personale, considerando dunque tutte le forme di patrimonio e eventualmente la base familiare anziché individuale”.
Difatti, è fuori dubbio che una patrimoniale andrebbe a colpire prevalentemente il ceto medio che negli scorsi medie ha subito, come tutti, numerosi contraccolpi, ma che continua ad essere essenziale per le casse dello Stato. Secondo Carlino vi è stata una “concentrazione quasi esclusiva del prelievo sui redditi da lavoro dipendente e pensione, evidenziando una serie di problematicità sia relativamente all’equità orizzontale, sia a quella verticale, molto sbilanciata sui redditi medi e con inefficienze legate all’andamento irregolare delle aliquote marginali effettive”.
I redditi compresi tra 28 e 55 mila euro sono “eccessivamente gravati dall’Irpef” ed è “quindi necessario procedere a una riduzione dell’onere fiscale su tale fascia di reddito, nella quale, tra l’altro, le detrazioni per lavoro dipendente assumono profilo decrescente fino ad azzerarsi”. Il rischio, però, Il rischio che una patrimoniale possa rappresentare una “bomba” per il ceto medio è una possibilità più che concreta e allora “Sarà necessario guardare all’efficienza e all’equità del sistema tributario nel suo complesso, ipotizzando varie forme di ricomposizione del contributo dei prelievi diretti e indiretti alla copertura del bilancio”, ha osservato Carlino.
Il problema è come inserire questa forma di detrazione con una patrimoniale. L’idea potrebbe essere quella di intervenire attraverso una patrimoniale reale (intesa come soggettiva) “nell’ambito di un sistema di dual income tax – potrebbe correggere la sproporzione tra tassazione progressiva sui redditi da lavoro e tassazione proporzionale sui redditi da capitale, operando così a favore di un riequilibrio dell’equità orizzontale”, ha spiegato Carlino.
L’importante resta, però, fare cassa considerando che “non si può ignorare che i prossimi anni richiederanno un considerevole sforzo fiscale per far fronte ai costi della pandemia. Sarà dunque necessario guardare all’efficienza e all’equità del sistema tributario nel suo complesso, ipotizzando varie forme di ricomposizione del contributo dei prelievi diretti e indiretti alla copertura del bilancio”.
Allora, per far quadrare i conti senza colpire esclusivamente il ceto medio bisogna avviare una riforma struttura: “Non appare lungimirante affrontare il disegno di riforma dell’Irpef senza porsi come obiettivi strategici la lotta all’evasione, che rimane a tutt’oggi il più rilevante vulnus all’equità orizzontale e verticale, e l’obiettivo della semplificazione, sia per ciò che riguarda la base imponibile, le aliquote e le innumerevoli spese fiscali presenti, sia per gli aspetti procedimentali, quali dichiarazioni, versamenti, rimborsi e, in generale, tutto ciò che attiene al rapporto con il contribuente”.
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