Prima Pfizer, poi AstraZeneca: il governo ha promesso di ricorrere a vie legali, ma il piano vaccinale sembrerebbe essere totalmente saltato. Cosa succede adesso
Prima Pfizer–BioNTech e poi AstraZeneca hanno annunciato ritardi nella consegna delle dosi dei vaccini. Un problema non da poco, visto che i Paesi dell’Unione europea che hanno prenotato migliaia di fiale sono costretti a rivedere dei piani vaccinali ormai compromessi. La situazione dell’Italia, una delle nazioni più colpite, non è affatto rosea.
Per questo motivo il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è intervenuto su
Facebook preannunciando il ricorso a vie legali non solo nei confronti di Pfizer-BioNTech, ma anche contro AstraZeneca. Le conseguenze (immediate e non) dal punto di vista sanitario, però, viaggiano su un binario a sé: quali sono i tre scenari, dal migliore al peggiore.
Ritardi nei vaccini, tre scenari possibili per l’Italia: cosa succede adesso
L’Italia ha studiato, in origine, una campagna vaccinale molto ambiziosa. L’obiettivo era quello di chiuderla dopo l’estate, entro settembre, vaccinando il 70% degli italiani e raggiungendo così l’immunità di gregge. I ritardi annunciati dalle aziende produttrici dei vaccini, però, rischiano fortemente di posticipare l’uscita dall’incubo.
Gli scenari possibili sono tre:
- il commissario Domenico Arcuri invierà una diffida per inadempimento a Pfizer-BioNTech e AstraZeneca: si spera che questo possa convincere le due aziende a compensare velocemente i tagli e ridurre drasticamente i ritardi;
- il secondo scenario prevede che i tagli delle dosi si fermino e non aumentino: in questo caso l’immunità di gregge si raggiungerebbe a settembre inoltrato, massimo ottobre;
- il terzo scenario, il peggiore, si verificherebbe nel caso in cui i ritardi aumentassero, così come i tagli: a quel punto si rischierebbe di raggiungere l’immunità di gregge nel 2022.
Ritardi nei vaccini, quante dosi mancano all’Italia
Mentre Pfizer-BioNTech ha promesso che recupererà i ritardi, è la situazione di AstraZeneca a preoccupare di più. L’Italia ha fatto affidamento proprio su questa azienda, il cui vaccino dovrebbe essere approvato dall’Ema entro la fine di gennaio: il governo aveva firmato un contratto per avere 16 milioni di dosi nel primo trimestre, ma sono state ridotte prima a 8 milioni, poi a 3,4 milioni.
Per limitare i danni l’Italia ha chiesto a un’altra azienda, Moderna, di raddoppiare le dosi, da 1,3 milioni a 2,6 milioni. Sullo sfondo resta la speranza riposta nel vaccino di Johnson & Johnson, che ha il vantaggio di essere somministrato attraverso una sola dose, senza richiamo. In ogni caso, la campagna di vaccinazione va ripensata: gli Over 80 rischiano di dover attendere marzo prima di essere vaccinati.
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