Da caso studiato nelle università per il suo mix di negozi di prossimità e crescita per accorpamenti di insegne e stazioni di servizio, Couche-Tard (tradotto, dormi tardi), un Seven-Eleven simbolo del Quebec, si guadagna i riflettori per il possibile matrimonio con Carrefour.
Le Figaro, che ha ripreso le indiscrezioni di Bloomberg facendo volare i titoli in borsa dei rispettivi gruppi (per buona pace dei francesi), ha parlato di fusione miliardaria ipotizzando che l’offerta pubblica di acquisto dei canadesi incontri opposizioni interne. Ora, nonostante le trattative siano «a uno stadio preliminare» come si sono affrettati a comunicare gli interessati, nel mercato della gdo internazionale la notizia ha portato aria di rinnovamento. Il perché è presto detto: da un lato c’è «il gigante della distribuzione transalpina che ha fatto scuola nel mondo, vittima della sua specializzazione in ipermercati, ma campione anche in Italia per l’innovazione nei piccoli format», racconta a ItaliaOggi Sandro Castaldo, professore ordinario del Dipartimento di Marketing dell’Università Bocconi. Dall’altro c’è un gruppo importante abbastanza diversificato «che assomiglia un po alla Migros svizzera», continua il docente, «con stazioni di servizio, mini market e click and collect, capace di creare discontinuità e dare un messaggio a chi come Carrefour da tempo tenta di risollevare le sue sorti anche a livello internazionale».
A unirli un concetto di prossimità «che si sta rivelando chiave per le insegne in quest’epoca di pandemia», aggiunge Castaldo. A separarli l’oceano e una forza differente come brand e percepito: il gruppo francese ha realizzato un fatturato di 80,7 miliardi di euro nel 2019 e martedì ha registrato una capitalizzazione di mercato di 12,64 miliardi alla Borsa di Parigi. Couche-Tard, che è una specie di simbolo del Canada, ha raggiunto invece un utile di quasi 2,4 miliardi di dollari americani nel suo anno fiscale posticipato al 2019 (1,97 mld di euro), conta su un fatturato di 54 miliardi di dollari (44, 42 mld di euro) ma è capitalizzato più del doppio del suo futuro partner: 30,3 miliardi di euro alla Borsa di Toronto.
In dote il conglomerato canadese nato negli anni 80 e partito alla volta degli Stati Uniti dal 2000 porterà 14 mila negozi gestiti con vari marchi (e la maggior parte associati a distributori di carburante), tra cui Circle K. Sono operativi in Nord America, Europa, America Latina e Asia dove Carrefour ha ceduto tutta la sua rete e invece Couche-Tard ha appena acquistato il gruppo di Hong Kong Convenience Retail Asia per 360 milioni di dollari (296 mln di euro). «Di questo accordo sarà interessante capire la creazione di valore e i nuovi asset», conclude il docente di marketing della Bocconi. «Couche-Tard ha preso la prossimità tradizionale e l’ha industrializzata e non c’è nulla di più forte a livello mondiale del concetto di convenience unita alla digitalizzazione e la sua replicazione a catena. Non solo, anche in Italia questo matrimonio potrebbe sortire i suoi effetti ridando alternative a Carrefour che si è dimostrato un innovatore nei format ma sofferente nel contrastare la crisi degli iper».
Intanto ieri Couche-Tard nel suo comunicato, ha confermato che vorrebbe concludere una «transazione amichevole». «I termini dell’operazione», ha sottolineato, «sono ancora in discussione».
Francesca Sottilaro, ItaliaOggi