(di Mauro della Porta Raffo) 17 agosto 1955.
Sul Corriere della Sera allora diretto da Mario Missiroli, Alberto Moravia pubblica “Qui l’Occidente finisce e già si avverte la presenza dell’Asia”.
Una articolata – candida della sua tanto naturalmente ingenua e altamente producente ‘grazia’ quando non narratore ma eccezionale osservatore – e profonda riflessione dettata dalla permanenza a San Francisco, laddove con i relativi “mali e beni”, verga di rive e di mari, di ponti e di fiumi, delle erte strade, delle diverse d’altrove persone, del clima, di ogni quant’altro veda colà soggetto al lontano e per lui prossimo e forse ‘concludente’ Continente Giallo.
Ed è ogni volta, a ciascun tema, con il verso iniziale della straordinaria ‘Casa sul mare’ di Eugenio Montale che riferisce:
“Il viaggio finisce qui”, adunque, scrive e scrive e scrive.
Comprendo.
Capisco.
Partecipo.
E mi dico – infine e insieme da subito! – che no, che per quanto mi riguarda, il viaggio americano non finirà mai.
Moravia ha voluto con tutte le sue forze conoscere l’America (è quello del 1955 un desideratissimo ritorno) per penetrarla e alla fine chiudere con ogni suo aspetto.
Pensava fosse possibile e per il suo verso lo ha fatto.
Io so benissimo che non altrettanto è per me.
Ed è stando lontano, mai neppure pensando di attraversare l’Oceano, che da tempo e tempo e tempo la percorro.
Ho colto infiniti momenti fa dell’infinitezza dell’America e ad essa infinitamente mi dedico!