“Epidemia da SARS-Cov-2 e epidemia di obesità, all’apparenza così distanti, sono in realtà strettamente connesse: l’isolamento, la noia, la sedentarietà spingono a un maggior consumo di alimenti calorici favorendo il sovrappeso e l’obesità che a sua volta è un fattore di rischio per il Covid-19”. E’ l’allarme lanciato da Annamaria Staiano, vicepresidente della Società italiana di pediatria (Sip), in vista del Congresso Straordinario Digitale della Sip, dal titolo “La Pediatria italiana e la Pandemia da SARS-CoV-2”, che si apre oggi e in programma sino al 28 novembre. “Uno studio condotto a Verona su 41 bambini affetti da obesità ha evidenziato, durante il lockdown, un incremento significativo del numero di pasti giornalieri e dell’assunzione di patatine fritte, carne rossa e bevande zuccherate, rispetto al periodo precedente la pandemia”, riferisce Staiano. “Inoltre, è stato descritto un aumento significativo del tempo trascorso davanti allo schermo, associato ad una significativa riduzione dell’attività fisica. A risultati simili – continua – è giunto un lavoro condotto su 298 bambini spagnoli normopeso che ha anche messo in luce come la riduzione dell’attività fisica era più marcata nei figli di madre straniera o con titolo di studio inferiore. “La pandemia si sta drammaticamente rivelando un acceleratore delle diseguaglianze. Fattori etnici, stato socio-economico, e livello culturale possono determinare una disparità di accesso ad una alimentazione salutare esponendo il soggetto al rischio di patologie croniche e obesità, che sono correlate anche ad una peggiore prognosi in caso di Covid19”. Se nel 2019 si stimavano circa 1 milione e 137 mila bambini in condizioni di povertà, con la pandemia la situazione si è aggravata perché l’emergenza sanitaria si è rapidamente trasformata in un’emergenza sociale, con la perdita del lavoro di milioni di persone. Secondo Save the Children entro la fine dell’anno, 1 milione di minori in più potrebbero scivolare nella povertà assoluta, il doppio rispetto a quelli del 2019. “L’aumento drammatico della povertà notoriamente si associa anche nell’età infantile ad una ridotta qualità della vita, un aumento delle malattie e a disturbi e difficoltà nella sfera fisica, affettiva, emotiva, cognitiva, linguistica e relazionale”, spiega Mario De Curtis, componente del Comitato per la Bioetica della Sip. “La chiusura delle scuole – aggiunge – ha fatto emergere nuove criticità perché molti sono stati gli studenti esclusi da videolezioni per la mancanza di computer, di connessioni e per la condivisione dello stesso dispositivo fra più fratelli o familiari. L’ISTAT ha certificato che durante il confinamento 1 studente su 8 non possedeva un laptop per la didattica a distanza e più di 2 minori su 5 vivevano in case prive di spazi adeguati per studiare”.