Ci sono ben 22 gruppi italiani tra i top 100 mondiali dei beni di lusso, che tutti insieme hanno generato vendite per 281 miliardi di dollari nel 2019, con, con una crescita di 15 miliardi di dollari sul 2018. A tassi di cambio costanti, il tasso di crescita per i primi 100 player è stato del 8,5%, una lieve flessione di 1,1 punti percentuali rispetto al picco di 9,6% raggiunto nel FY2018.
È quanto emerge dalla settima edizione del Global Powers of Luxury Goods, lo studio annuale di Deloitte.
Per il terzo anno consecutivo, il quartetto dei migliori player del lusso è composto dai colossi Lvmh Moët Hennessy Louis Vuitton, Kering, The Estée Lauder Companies e Compagnie Financière Richemont. L’Oréal Luxe sostituisce Chanel al quinto posto in classifica. Per la prima volta, le prime 10 società di lusso hanno contribuito a più della metà delle vendite totali dei beni di lusso dei top 100.
Con 22 aziende nella Top 100, l’Italia è ancora il primo Paese del settore a livello di presenza, ma contribuisce solo al 12,4% del valore delle vendite totali dei primi cento player. Il primo gruppo tricolore in graduatoria è EssilorLuxottica (7°), seguito da Prada (19°) e Giorgio Armani (26°). Moncler (nella foto, l’a. d. Remo Ruffini) è l’azienda con le performance complessive più costanti, registrando per tre anni consecutivi in crescita a doppia cifra per vendite e margine netto di guadagno. Euroitalia è tra le 10 aziende a crescita più rapida nel periodo 2016-2019, con un +16,6% medio annuo. Inoltre, EssilorLuxottica costituisce il 68% delle vendite della categoria borse e accessori, e più di un terzo delle aziende nella categoria clothing and footwear è italiano.