(di Tiziano Rapanà) Si è fatto un casino su Twitter et similia per l’arrivo nella Lega di tre deputati di Forza Italia, ormai ex berlusconiani. Non c’è nulla di scandaloso, è nell’ottica delle cose. Politicamente non la penso come i signori della Lega, ma i tre neoarrivati hanno tutta l’aria dei cercatori di una casa che condivida valori e intenzioni. Pertanto trovo assurdo il chiasso sui social. Eppoi i tre deputati sempre nell’ambito del centrodestra rimangono, non sono voltagabbana. Lo scandalo lo vedo dall’altra parte della barricata, tra chi spera in una sorta di ritorno del patto del Nazareno. Di Maio saggiamente ha spiegato che il matrimonio non s’ha da fare. Non tutti la pensano come lui: in maggioranza c’è chi auspica nell’ingresso di Berlusconi. Spero che Il Pd rammenti di essere un partito di sinistra. E la smettano di tirare in ballo l’ormai mitologico senso di responsabilità. La sinistra faccia la sinistra senza far vergognare chi la vota. Uno chiede un po’ di coerenza e per trovarla deve andare altrove, in tutt’altra parte del mondo. Lì nella valle dell’editoria, dove ancora si partoriscono le idee più audaci. In libreria arriva K, rivista letteraria edita da Linkiesta e curata dalla scrittrice Nadia Terranova. Era da tempo che non leggevo del debutto in società di una rivista letteraria, eco lontano di un mondo che sembrava perduto. Queste riviste si imponevano nel mondo della letteratura come un macigno. Ancora oggi nelle università si studia la famosissima Visita in fabbrica, di Vittorio Sereni, pubblicata sul Menabò. Ahimè un giorno mi trovai intrappolato – per colpa di alcuni amici universitari – in una di queste lectio sul poemetto. Non vi dico lo strazio dell’analisi e della lettura e come al solito, alla fine della brodaglia delle parole spente, giungo alla solita conclusione: queste lezioni fanno più male che bene. Leggo dal sito de Linkesta che K è “è un volume di 320 pagine disegnato dall’art director Giovanni Cavalleri e arricchito da fotografie di Stefania Zanetti, da un’illustrazione di Maria Corte e da un saggio introduttivo di Nadia Terranova. Il tema del primo numero di K è il sesso”. Chi racconterà il sesso? Questi i nomi: Camilla Baresani, Jonathan Bazzi, Carolina Capria, Teresa Ciabatti, Benedetta Cibrario, Francesca d’Aloja, Mario Desiati, Annalisa De Simone, Viola Di Grado, Mario Fillioley, Dacia Maraini, Letizia Muratori, Valeria Parrella, Romana Petri, Lidia Ravera, Luca Ricci, Marco Rossari, Yari Selvetella, Elvira Seminara. Tutto questo cosa c’entra con la coerenza, cui ciarlavo sopra? Beh, questo progetto è figlio della testardaggine dei signori de Linkesta, Christian Rocca su tutti, e di Nadia Terranova di camminare su un sentiero lontano dalle facili trovate. Sia Linkesta che Terranova hanno sempre percorso una strada in salita nell’editoria, seguendo i propri valori e principi: questa è la coerenza. Rocca si chiede: “Siamo pazzi a lanciare una nuova rivista letteraria di carta nel 2020?”. Sì, da legare e siete fortunati che siete protetti dalla legge Basaglia. Alla gente di queste riviste non importa niente. Era così ai tempi di Campo di Marte, figuriamoci adesso che la carta sta per diventare un’ombra del passato (almeno nel mondo dei giornali). Del già citato Menabò o del Politecnico si contano poche copie vendute. Poche rispetto ai successi dei giornaloni e degli allora solidi settimanali. È una follia e ce ne fossero di follie in un mondo standard come questo. Pertanto la sostengo. Bravi tutti.