I listini Ue risalgono con il miglioramento dei future Usa
I mercati europei migliorano nella seconda parte di giornata, grazie al passaggio in positivo dei listini Usa e alla notizia che il vaccino Pfizer è efficace al 95%, dal 90% indicato inizialmente, e che la richiesta di autorizzazione sarà depositata “a giorni”. Gli investitori sono in una fase di stand-by, ma rimane, è bene ricordare, un livello da record quello che hanno raggiunto nelle ultime sedute i listini globali, che continuano ad esser spinti dalle politiche ultra-accomodanti delle banche centrali con le loro risposte ai rischi finanziari derivanti dalla pandemia.
Dopo l’avvio in rosso, Milano – che già ieri era stata la migliore – segna un rialzo dello 0,7%. A Piazza Affari si guarda a Generali, che ha confermato i suoi obiettivi finanziari al 2021. Girano in positivo le altre: Francoforte sale dello 0,3%, Parigi dello 0,6% e Londra dello 0,45%. Anche dagli Stati Uniti arriva un supporto alle azioni: l’apertura di Wall Street vede il avanzare dello 0,15% a 29.763 punti, lo S&P dello 0,05% a 3.623 e il Nasdaq dello 0,08% a 11.907.
L’appuntamento principale di giornata era con i giudizi della Commissione Ue sui Documenti programmatici di Bilancio: approvazione, con qualche rilievo su debito e coperture, per l’Italia. Dagli Stati Uniti sono invece attesi aggiornamenti per il mercato immobiliare, con l’uscita dei permessi edilizi e le nuove costruzioni abitative. In Germania, secondo i dati provvisori, gli ordini al settore manifatturiero sono saliti dell’1% a settembre. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi torna sotto quota 120 punti base dopo l’apertura in rialzo. Il rendimento del decennale italiano è stabile poco sopra lo 0,6%.
Questa mattina, l”indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso in ribasso dell’1,1% a 25.728,14 punti. Borsa di Shanghai piatta; Hong Kong è invece in leggero rialzo. Il dato delle esportazioni del Giappone – che, nel mese di ottobre, hanno fatto molto meglio rispetto alle previsioni, scendendo dello 0,2% rispetto al calo -4,5% atteso dagli analisti intervistati da Reuters – non è riuscito dunque a convincere del tutto gli investitori. La flessione è stata la più contenuta in due anni, con l’export che ha ricevuto un assist importante dalla domanda di auto da parte di Cina e Stati Uniti.
Ieri sera, Wall Street ha chiuso in ribasso. Anche il presidente della Fed Jerome Powell si è detto preoccupato per l’impatto del Covid. “Il ritmo della ripresa sta rallentando” e c’è la “preoccupazione che le persone perdano fiducia negli sforzi per controllare la pandemia e… ne stiamo già vedendo i segni” ha detto Powell, il quale ha lasciato chiaramente intendere che servono in fretta più aiuti da parte del governo e del Congresso. Diversi Stati degli Stati Uniti hanno iniziato a limitare i raduni e a imporre coperture per il viso dopo che più di 70.000 americani sono stati ricoverati in ospedale per il trattamento Covid a partire da lunedì.
Tra le materie prime, passo indietro per l’oro in apertura di seduta. Il metallo prezioso segna un calo dello 0,33% a 1.879,20 dollari l’oncia. Anche i prezzi del petrolio, come le azioni, virano in rialzo, in attesa dei dati sulle scorte settimanali Usa. Nel pomeriggio il Wti guadagna l’1,3% a 42 dollari al barile. Ieri il Comitato di monitoraggio congiunto dell’Opec+ è terminato senza dare indicazioni su eventuali politiche future relative alla produzione di greggio. Tuttavia l’impressione è che i ministri Opec e i loro alleati al meeting del primo dicembre finiranno per decidere di estendere i tagli attuali fino all’inizio del 2021 o, extrema ratio, di apportare restrizioni più incisive.
Repubblica.it