Sono ancora pochissimi i pazienti che si possono considerare “guariti” definitivamente da mieloma multiplo tra i più frequenti tumori del sangue, una patologia particolarmente complessa ed eterogene ad il miglior risultato oggi possibile è una prolungata “cronicizzazione” della malattia per diversi anni. Tra questi, in particolare, l’identificazione di un nuovo target terapeutico sulla superficie delle cellule malate, nel quale è possibile inserirsi per colpirle. In sostanza un ‘bug’, un ‘varco’, da sfruttare. E l’ultima novità, che nasce proprio da questa scoperta, rappresenta una nuova speranza per i pazienti con malattia avanzata: si chiama belantamab-mafodotin ed è un anticorpo monoclonale ‘coniugato’, composto cioè da due molecole: un anticorpo monoclonale umanizzato che riconosce e va a colpire una proteina ‘chiave’ per lo sviluppo della malattia chiamata Bcma (antigene di maturazione delle cellule B) e un agente citotossico (monometill-auristatina F, o MMAF) “agganciato” all’anticorpo, che lo veicola nelle cellule tumorali (chiamate plasmacellule) e ne provoca la morte. Questa nuova cura, tra qualche mese autorizzata e disponibile ha dimostrato negli studi clinici di saper tenere a bada il mieloma e di aumentare la sopravvivenza in pazienti pluritrattati, per i quali esistono ad oggi possibilità terapeutiche estremamente limitate. In termini numerici si calcola che annualmente in Italia siano circa 200 i pazienti già sottoposti a precedenti trattamenti che potranno beneficiarne da subito, considerando che sono circa 5 mila all’anno le nuove diagnosi di mieloma nel nostro paese. “In Puglia – spiega il professor Pellegrino Musto, ordinario di Ematologia presso l’Università Aldo Moro e Direttore del Reparto di Ematologia con trapianto del Policlinico di Bari – ogni anno si ammalano di mieloma multiplo circa 200 persone, ma sono molte di più (approssimativamente un migliaio) quelle che, diagnosticate negli anni precedenti, hanno visto ritornare la malattia e sono sottoposte a più linee di terapie cosiddette “di salvataggio”. Per molti di questi pazienti, belantamab-mafoditin è più di una speranza”.
“La lotta contro il cancro – ha concluso Musto – è fatta di piccoli passi quotidiani, a volte di improvvise accelerazioni o di strategie e approcci diversi. In questo caso si è scoperto dove il mieloma è più vulnerabile ed un altro fronte è stato aperto. Per ora possiamo curare una piccola parte dei malati ma credo che gli sviluppi futuri, anche di questo farmaco, apriranno nuovi scenari, certamente positivi”.