“Per l’Italia c’è grossa opportunità, che è quella di riuscire a trarre competenze e nuovi innovatori all’interno del nostro Paese”. Lo ha detto la ministra per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione, Paola Pisano, parlando dello smart working che potrebbe consentire ai cervelli italiani (o anche non italiani) oggi impiegati all’estero di lavorare in Italia, mantenendo lo stesso posto di lavoro e portando innovazione nel loro Paese di origine, una sorta di “controtendenza” determinatasi proprio con la pandemia da Covid-19. “Noi abbiamo inserito all’interno del decreto ‘semplificazione e innovazione digitale’ – ha proseguito Pisano – una norma per far sì che il nostro Paese diventi un’area di sperimentazione semplice per tutti gli innovatori. Così abbiamo inserito questa norma che permette di ottenere agevolmente i permessi per sperimentare anche tecnologia di frontiera che, una volta sperimentata e dimostrata la validità, deve essere presa in considerazione dal Governo con un processo normativo di stabilizzazione della tecnologia, in modo che la tecnologia possa scalare, e non l’approccio contrario, per cui prima entra la tecnologia, prima entra ad esempio il riconoscimento facciale e poi si blocca la tecnologia, poi si norma e poi si rilascia andare la tecnologia. Invece, ci vuole un approccio di sperimentazione, di analisi di utilizzo in ambienti sicuri e poi di norma della tecnologia”. Per garantire lo smart working, però, è essenziale innanzitutto il ruolo della connettività “che nel nostro Paese – ha detto ancora Pisano – deve essere forte e capillare e potente e sicura affinché i lavoratori che, prima lavoravano in un’altra sede possano tornare nel loro Paese e continuare a lavorare nel posto di lavoro in cui lavoravano prima”. Fondamentale per la ministra anche la regolamentazione dello smart working “perché oggi è importante – ha detto – iniziare a definire una regolamentazione del fatto che soggetti impiegati e lavoratori che prima operavano in un determinato posto, ora vadano a lavorare da un’altra parte del mondo, qual è il rapporto regolamentare che c’è tra il lavoratore e l’azienda e quali sono, ovviamente, i diritti del lavoratore in questa nuova forma di lavoro e i diritti dell’azienda e di efficienza che comunque le aziende continuano e devono chiedere ai lavoratori”.