I ventimila pugliesi che soffrono di asma grave, la forma più severa di questa malattia cronica delle vie respiratorie che può peggiorare con i primi freddi dell’autunno e che il Covid-19 può rendere ancora più pericolosa, potranno presto utilizzare un nuovo dispositivo che consente di tenere sotto controllo gli attacchi di “fame d’aria” tramite una semplice iniezione ogni quattro settimane che si può fare tranquillamente anche in casa. A tutto vantaggio della qualità della vita del paziente, che non sarà più costretto a recarsi in ospedale una volta al mese per la somministrazione della terapia, ed eviterà inoltre una potenziale esposizione al rischio di contagio da coronavirus. In Italia a soffrire d’asma sono circa 3 milioni di persone. Di queste, circa il 10% è colpito dalla forma grave, che si caratterizza per le sue crisi particolarmente serie al punto da costringere ogni anno 4 persone su 10 a ricorrere alle cure del pronto soccorso. In Puglia si calcola che i pazienti asmatici siano circa 200 mila, dei quali circa 20 mila affetti dalla forma grave. Ogni anno, inoltre, finiscono nelle strutture di pronto soccorso degli ospedali della Regione circa 2.000 pazienti con asma severa. Il nuovo dispositivo è una penna pre-riempita di un farmaco a base di un anticorpo monoclonale in grado di agire su uno dei “carburanti” degli attacchi di asma. “L’asma grave è una patologia invalidante che limita il paziente in qualsiasi attività. Diagnosticarla con certezza e tempestività diventa dunque fondamentale per disegnare nel modo corretto la terapia e restituire a chi ne soffre una qualità di vita accettabile”, afferma Luigi Macchia, Direttore della Scuola di Specializzazione in Allergologia e Immunologia Clinica all’Università “Aldo Moro” di Bari – AOU Policlinico di Bari- in particolare è indicato per il tipo di asma grave ‘eosinofila’, così chiamata dal nome di specifici globuli bianchi che aumentano il rischio di riacutizzazioni, cioè nuovi attacchi, e caratterizzata da un’elevata infiammazione. I risultati degli studi clinici, confermati nella real life, hanno dimostrato che è in grado anzitutto di bloccare il processo infiammatorio, causando una riduzione dell’84% di questi globuli bianchi già entro 4 settimane dall’inizio del trattamento. Inoltre, fa diminuire del 69% le riacutizzazioni in generale e del 77% quelle che provocano una visita al pronto soccorso o un ricovero in ospedale. “Fino a oggi – ha concluso Macchia – di fronte a pazienti che non riuscivano a controllare bene la malattia nonostante l’uso di steroidi inalatori ai massimi dosaggi, il medico era costretto a utilizzare corticosteroidi per via sistemica, che però comportano pesanti effetti collaterali: per esempio aumento del peso e della glicemia, rischio di osteoporosi. In un periodo storico in cui siamo chiamati a contenere il rischio pandemico da Covid-19, questo dispositivo consente ad un paziente fragile come quello asmatico, di evitare un ulteriore rischio di contagio venendo in ospedale”.