“Da Presidente di un’Associazione datoriale e da Consulente del Lavoro, non posso non rilevare preoccupante e decisamente non in linea con le rigide norme in materia di protocolli di sicurezza anti contagio da Covid 19, quanto verificatosi in merito alla partita Juventus-Napoli. A fronte delle dichiarazioni del Presidente della Juventus, Andrea Agnelli, non posso non rilevare che la sua decisione di non concedere il rinvio della partita contro il Napoli, non ha alcuna logica e di certo non giuridica e completamente avulsa dai rigidi protocolli ai quali tutti i lavoratori delle aziende e le aziende stesse, sono tenuti a rispettare. Il comportamento più grave, però, risulta essere quello del Governo che è rimasto silente facendosi dettare le regole addirittura da un’Asl locale, alla quale, per altro, non si è offerta la corretta e giusta dignità che la legge invece le riserva. Le regole e i divieti, che hanno come finalità la salute pubblica, valgono pertanto solo per le aziende di produzione e non per quelle del mondo dello spettacolo?? Che differenza c’è tra un lavoratore di un’azienda e un lavoratore/calciatore in presenza di un’ipotesi di un contagio di massa? Leggo poi una dichiarazione del Ministro della Salute, Roberto Speranza, che mi ha lasciato perplesso. Chiedo pertanto al Governo se il Mondo del calcio è avulso da norme in materia di pandemia e circolazione del Covid-19. Se fosse così, è giusto che gli italiani lo sappiano! I Calciatori non sono lavoratori dipendenti come tutti gli altri? L’evento di oggi ha dimostrato il contrario: Juventus-Napoli è un teatrino che vede uno scontro tra titani e per altro tra poteri dello Stato. Prendiamo atto pertanto che il potere del calcio è superiore a quello dello Stato, tanto da non farne rispettare le norme per la salute pubblica. Un’azienda, chiusa per qualche ragione, che vede obbligatoriamente i propri lavoratori a casa ed in isolamento fiduciario ma vede anche, in casi analoghi, le squadre di calcio in movimento e non in isolamento fiduciario, non può non pensare che in qualche maniera i secondi siano diversi per condizioni, performance, oltre che per regole! Cosa dichiara in merito il Ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora? Ci sono lavoratori di serie A e di serie B? E, in questo caso, la serie non indicherebbe la categoria del campionato di partecipazione di una squadra di calcio!” – Così Nino Carmine Cafasso Presidente AIS (Associazione Imprese di Servizi), Giuslavorista e Consulente del Lavoro.