(di Tiziano Rapanà) Nella vita ci si aspetta di tutto. Ma non avrei mai pensato di vedere Fulvio Abbate al Grande Fratello Vip. E dire che sul sito Il Decoder, anni or sono, lo proposi come concorrente per L’isola dei famosi e per lo stesso Gf. Sono contento di averlo visto confrontarsi con una fauna antropologicamente lontana dal suo vissuto e dalla sua sostanza culturale ed intellettuale. Non è da tutti. Abbate, notissimo scrittore e critico d’arte, ha dimostrato di non essere un radical chic ma un essere umano che crede fortemente nel dialogo. Purtroppo ci ha creduto solo lui. Non penso si sia divertito. Non c’è l’amore nei ricordi, raccontato in una celebre hit dalla Bottega dell’arte, ma nemmeno acrimonia.
Ne è valsa la pena?
Sì, anche se ho fallito nel mio intento programmatico.
Ossia?
Mi ero ripromesso di abbassare il livello culturale del Grande Fratello. Non ci sono riuscito, perché era un’impresa impossibile.
Quale obiettivo ti eri prefissato?
Volevo portare nella casa il paradosso, il piacere per il divertissement.
Perdonami, ma questo non mi sembra un progetto utile all’abbassamento del livello culturale.
No, però ho fatto la parodia di canzoni celebri.
Cos’altro hai fatto nella casa?
Ho spiegato l’espressionismo astratto, Pollock. E ho raccontato l’excursus professionale di Montanelli, a chi aveva il piacere di ascoltarmi.
Chi è stato il più interessato ai tuoi discorsi?
Massimiliano Morra li riteneva liberatori. Anche Matilde Brandi si è mostrata contenta di accogliere le mie riflessioni.
Chi ti è piaciuto all’interno della casa?
Enock è un bravo ragazzo. E naturalmente Patrizia De Blanck, non ci conoscevamo e ci siamo ritrovati come gli “amanti diabolici”.
Perché un contesto legato alla giocosità e vacuità è dominato dalla protervia?
Per alcuni, andare lì è la scommessa della vita. Per loro, il programma è un investimento professionale.
A mio avviso, il Grande Fratello più che un investimento è un’arma a doppio taglio. Chi entra nella casa rischia di sputtanarsi.
Per loro, il programma è una vetrina nazionale. Fanno una scommessa rispetto al talento umano.
Ma il talento umano non va costruito con lo studio, l’approfondimento, la voglia di complessità?
No, lì non si pensa che la lettura e lo studio siano dei valori. Loro conoscono tutto ciò che riguarda la paccottiglia pop ordinaria.
Non conoscono nemmeno Claudio Villa?
No, perché dovrebbero fare qualche salto indietro.
Ti hanno mai chiesto dei tuoi libri?
No, mai. Solo Maria Teresa Ruta mi ha detto di aver acquistato due miei libri, prima di entrare.
Immagino non scriverai libri sulla tua esperienza al Grande Fratello.
No, nella maniera più assoluta.
È stata un’esperienza traumatica?
No, è stata un’esperienza esaltante.
Chi vincerà il reality?
Non ne ho idea. A breve incominceranno a scannarsi di brutto.