Il fisco non risparmia le numerose tassazioni (ed eventuali sanzioni) sulla casa nemmeno in tempo di pandemia.
L’Agenzia delle Entrate, è proprio il caso di dirlo, entra in casa e controlla come e quanto paghiamo di affitto. Quando si tratta di tasse il fisco è inflessibile, non si ferma davanti a niente e controlla tutto, centimetro per centimetro. È così che sotto la lente di ingrandimento finiscono tutte le nostre spese con un unico obiettivo: scovare potenziali evasori.
“L’Agenzia delle entrate, tramite la registrazione dei contratti di locazione, ha la possibilità di conoscere l’entità del canone pattuito con l’inquilino e quindi
Verificare – anche attraverso controlli automatici – se vengano o meno versate correttamente le imposte (Irpef o cedolare secca a seconda della tipologia di contratto)”, afferma a ilgiornale.it il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa.
La cedolare secca. Tra i contratti più utilizzati c’è quello con la cedolare, che può essere applicato anche agli immobili che vengono locati per brevi periodi di soggiorno e comunque per non più di 30 giorni per volta. Ad esempio, turisti che affittano una casa per trascorrere le vacanze oppure lavoratori che ne hanno bisogno per il tempo limitato in cui resteranno in un determinato luogo. In quei casi, il proprietario dell’immobile (o anche il sublocatore o il comodatario) può scegliere di pagare sul reddito che ricava dall’affitto, un’imposta sostitutiva con un’aliquota al 21%. La scelta della cedolare secca va specificata nella dichiarazione dei redditi, più precisamente nel quadro dedicato ai redditi fondiari.
Cedolare agli universitari. Un’altra ipotesi in cui viene utilizzata a cedolare secca è sugli appartamenti concessi in locazione a studenti universitari: il contratto dovrà avere una durata compresa tra 6 mesi e 3 anni che si rinnova automaticamente alla prima scadenza. Il vantaggio fiscale, per il proprietario, è notevole se si può optare per una cedolare secca con aliquota al 10%. Per gli studenti inquilini, invece, c’è il beneficio della detrazione Irpef pari al 19% per i canoni di locazione pagati, con un limite di 2.633 euro all’anno e un risparmio massimo di 500 euro. Attenzione, però: i contratti vanno sempre stipulati perché fare i furbi non paga. “L’Agenzia potrebbe venire a conoscenza di un affitto in nero anche sulla base di una denuncia da parte dell’inquilino – ha affermato il presidente Spaziani Testa – Altra possibilità è quella di incrociare i dati in suo possesso (per esempio se l’inquilino ha chiesto la detrazione fiscale relativa ai canoni di locazione) oppure con indagini bancarie”.
Quante e quali tasse?
Registrazione del contratto, imposta di registro, imposta di bollo, imposta sui canoni di locazione e chi più ne ha pù ne metta: le tasse sulle case certo non mancano. Ma sono proprio tutte necessarie o qualcuna di esse si potrebbe togliere di mezzo? “La riforma più urgente è quella dell’introduzione di una cedolare secca per gli affitti non abitativi. Si trattava di una misura urgente già prima della pandemia, considerata la grave crisi del commercio in essere da alcuni anni” ci ha detto il presidente. A questo punto la palla passa al governo centrale, soprattutto adesso che la pandemia ha creato danni in tutti i settori.
“Abolire subito la tassa dei canoni non percepiti”. “Dopo il Covid, un Governo minimamente in sintonia con la realtà non attenderebbe un minuto di più e la varerebbe, considerato che adesso avrebbe anche il pregio di favorire gli accordi fra proprietari ed esercenti finalizzati a salvare i rapporti di locazione in presenza di difficoltà per gli inquilini (si pensi ai ristoratori nei centri storici)”, ha proseguito Spaziani Testa. Se c’è una tassa, però, che non andrebbe più pagata al fisco è quella che riguarda la tassazione dei canoni non percepiti, tuttora valida nel campo degli affitti commerciali, considerata dal presidente “assurda, iniqua e vergognosa, va eliminata”.
Cosa c’è che non va
Ma il fisco non si ferma, controlla e sanziona: un’altra situazione assurda in questo periodo di pandemia è il “blocco generalizzato degli sfratti disposto sino alla fine dell’anno, che ha messo in gravissima difficoltà tante famiglie di piccoli risparmiatori”, ha raccontato il presidente. È per questo motivo che i problemi gravano già alla base del sistema, e di conseguenza manca la “consapevolezza della fondamentale funzione economica e sociale dell’affitto”. Tale gravità dovuta ai mancati sfratti, secondo Spaziani Testa, si sarebbe potuta gestire diversamenete (in meglio) se fossero stati osservati tre punti: a) limitata a situazioni di comprovata difficoltà degli inquilini; b) esclusa per i casi risalenti a periodi precedenti all’apparizione del virus; c) accompagnata da adeguati indennizzi in favore dei locatori. Tutto ciò, però, non è avvenuto: “abbiamo già avviato il percorso verso la Corte costituzionale. Disposta in questo modo, determinerà un effetto negativo devastante sul mercato immobiliare”, ci ha detto.
Ridurre l’Imu. Per far respirare le casse degli italiani, il presidente di Confedilizia ha tracciato una strada. “Bisognerebbe iniziare da una corposa riduzione dell’Imu, la patrimoniale sugli immobili da 22 miliardi di euro l’anno. Dal 2012 sta causando danni incalcolabili diretti e indiretti”. Insomma, il fisco preleva e se ne infischia, per usare un gioco di parole. E le conseguenza maggiori sono per l’Italia, sotto deflazione immobiliare molto più accentuata rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea secondo i dati Eurostat. Inoltre, secondo quanto detto da Spaziani Testa, “stupisce la noncuranza a livello europeo e italiano intorno al calo prolungato dei prezzi degli immobili e alle sue conseguenze macroeconomiche negative (sui consumi, sugli investimenti edilizi, sulle dismissioni immobiliari da parte delle pubbliche amministrazioni, sulla solidità dei bilanci bancari attraverso il canale della svalutazione delle garanzie immobiliari)”.
Come ci si può difendere?
Cosa può fare il cittadino per “difendersi” e non farsi trovare impreparato? “Come per tanti altri adempimenti fiscali, è consigliabile che si faccia assistere regolarmente, specie se proprietario di più immobili dati in locazione, da parte di professionisti, anche attraverso una delle associazioni territoriali di Confedilizia.”, suggerisce il presidente.
Dal momento che la legge tributaria italiana cambia molto spesso, oltre ad essere aggiornati e rispettare le precise scadenze che essa richiede, bisogna stare attenti a non incappare nella “vivace attività interpretativa delle norme da parte dell’Agenzia delle entrate tramite circolari, risoluzioni, risposte ad interpelli eccetera”, conclude Spaziani Testa. Come a dire: il fisco ci proverà sempre e comunque, i cittadini stiano con gli occhi ben aperti.
Alessandro Ferro, Ilgiornale.it