Fare le prove, per sei ore filate, della Messa da Requiem di Verdi indossando la mascherina non sarà facile. Ma la voglia di ripartire è più forte di tutto. E l’appuntamento simbolo della rinascita non solo di Milano ma del Paese dopo mesi di isolamento, è dietro l’angolo: venerdì 4 settembre alle 20.30, il maestro Riccardo Chailly dirigerà il Requiem nella Cattedrale di Milano in memoria delle vittime della pandemia, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e del ministro dei beni culturali Dario Franceschini. E poi in altre due città ferite come Bergamo e Brescia. Per l’occasione, a Milano, l’organico sarà al completo, 94 orchestrali, 90 coristi, 4 solisti più il direttore, tutti a debita distanza per rispettare le norme anti contagio. Dopo i 4 concerti-test di luglio, per Chailly e l’orchestra si prevede un tour de force con 12 serate, prima di arrivare all’inaugurazione della stagione il prossimo 7 dicembre.
Venerdì, l’unica ‘libertà’ sarà presentarsi sul palco senza mascherine, ma le regole per la sicurezza, degli artisti e degli ospiti, saranno rispettate, ha assicurato il sovrintendente Dominique Meyer, che ha fatto ‘tamponare’ tutti dai ballerini e coristi, dai fiati agli archi dell’orchestra. “Gli esiti non li sappiamo ancora per tutti – precisa – ma li avremo per le prove”. Prove molto affollate. Per garantire il distanziamento in teatro è stato realizzato un palcoscenico nuovo ad hoc.
Dopo l’appuntamento milanese l’orchestra del Teatro alla Scala andrà lunedì 7 e mercoledì 9 settembre alle 20.30, nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo e nel Duomo Vecchio di Brescia, stavolta con un organico più ridotto, adatto agli spazi. Il Coro è preparato da Bruno Casoni e si esibiranno i solisti Krassimira Stoyanova, Elīna Garanca, Francesco Meli e René Pape (a Bergamo sarà Michele Pertusi). Questo Requiem, come ha spiegato Chailly, “è una scelta precisa, non viene mai inserito nella programmazione ma scelto per occasioni speciali. Dal 2014 è la quarta volta che lo dirigo a Milano” ricorda sottolineando “il coraggio collettivo e la volontà di esserci”, sebbene provare con la mascherina e distanziati “crea una difficoltà tecnica da gestire”, ma “lo sforzo merita per il significato che ha e che va oltre quello musicale”. Il Requiem “E’ un pensiero per tutte le famiglie che sono state colpite da questa tragedia – ha aggiunto il sovrintendente Meyer -. All’inizio si parlava dell’epidemia in modo leggero, poi si è parlato di numeri, e poi i primi nomi di persone che conoscevamo. E cambia la percezione. Tutta la regione è stata molto ferita, abbiamo voluto questo requiem come un pensiero per i morti e le loro famiglie”.