Un monopattino elettrico, uno dei tanti ora disponibili in sharing a Roma, sfreccia lungo via Nazionale nonostante il selciato accidentato fatto di sanpietrini. A fargli compagnia sotto al sole di luglio altri mezzi a due ruote, dalle bici ai motorini, qualche macchina e sparuti bus dell’Atac. Perché il centro storico di Roma, la parte monumentale che prima della pandemia di Covid-19 richiamava ogni anno quasi 13 milioni di turisti l’anno, è semi deserto. E passeggiando per le vie e le piazze divenute celebri come immagini da cartolina iniziano a proliferare sulle vetrine dei negozi le serrande abbassate ed i cartelli “affittasi”. Ottanta giorni dopo la fine del lockdown le associazioni imprenditoriali cittadine non hanno ancora dati certi, alcuni report verranno completati nei prossimi giorni, ma le prime stime a Roma parlano di circa 3.000 attività commerciali che non hanno più riaperto, su tutti negozi di abbigliamento, hotel, gelaterie ed esercizi di ristorazione pensati soprattutto come ‘mense’ nelle zone ad altra concentrazione di uffici. Sulla base di alcune proiezioni, si calcola che a fine anno c’è la possibilità che un’attività commerciale ogni tre a Roma avrà chiuso, soprattutto in centro. Venissero confermate, si tratterebbe di migliaia di posti di lavoro andati in fumo come effetto della riduzione del mercato legato alla pandemia di coronavirus. Si unirebbero agli oltre 20mila contratti a tempo determinato che le sigle sindacali stimano non sarebbero stati rinnovati in città dopo il lockdown. Un colpo all’economia cittadina già provata dalle inefficienze di una città che sconta un gap di modernità sui servizi, a partire da quelli di mobilità e pulizia, rispetto alle altre capitali europee. In centro pesa l’assenza dei turisti: nelle ultime settimane sono tornati gli italiani e quelli da alcuni paesi europei, in particolare francesi e tedeschi, ma mancano ancora all’appello gli statunitensi e la maggior parte di giapponesi, cinesi e mediorientali. Fasce di viaggiatori che riempivano gli hotel stellati e le boutique dell’alta moda del centro, ora spesso deserte.