In Sardegna crolla dell’80% la produzione di miele, per effetto dei cambiamenti climatici, e gli alveari dell’isola sono a rischio, anche per l’invasione di prodotto straniero: due barattoli su tre sono importati. Lo segnala la Coldiretti regionale, che lancia l’hashtag #compramielesardo. Il 2020, al momento, è una delle annate più negative per gli apicoltori, spiega l’organizzazione agricola, è rischia di eguagliare quella – terribile – del 2012. In primavera le produzioni di miele sono state quasi nulle. Nel sud Sardegna si sono fermate al 20% (-80%), circa 4 chili ad alveare rispetto ai 20 chili di media. Hanno tenuto solo alcune aree del centro Nord Sardegna e Logudoro (che rappresentano circa il 15% del settore sardo), dove le perdite si sono fermate al 50%. I 1.767 apicoltori rischiano di dover dismettere i 66.773 alveari presenti in Sardegna. A rischio, in particolare, gli 828 apicoltori professionali: gli altri 939 sono in autoconsumo, i cosiddetti hobbisti. Quest’anno – avverte Coldiretti – sarà molto difficile trovare miele di arancio sardo, visto che gli agrumi in forte stress per il clima anomalo hanno fiorito con un mese di anticipo, senza una secrezione nettarifera sufficiente alla raccolta. Le fioriture prodotte sono prevalentemente di macchia mediterranea e asfodelo, assente quella di cardo. Anche l’estate non porta buone notizie. La produzione dell’eucalipto, àncora di salvezza degli apicoltori, quest’anno si è sviluppata in modo molto più lento a causa del forte maestrale che ha colpito la Sardegna nel momento di maggior produzione nettarifera delle piante e ha compromesso la capacità operativa delle api e produttiva della pianta. Inoltre, la presenza della psilla, parassita delle piante, sta annullando la secrezione nettarifera della pianta fermando la produzione a circa 8 chili ad alveare.
Un inverno caldo e siccitoso, le gelate primaverili e il maestrale estivo sono le cause principali del crollo della produzione in Sardegna. In queste condizioni le api hanno scarse possibilità di raccogliere il nettare e il poco miele prodotto lo utilizzano come alimento. Si calcola che una singola ape visiti in genere circa 7000 fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di visite floreali per produrre un chilogrammo di miele. Oltre che produttivo il problema è anche di mercato. Le vendite di miele sono ferme a causa di una stagione turistica estiva mai partita dovuta all’emergenza sanitaria del Covid. Dopo la crescita delle vendite durante il lockdown, la vendita del miele adesso si è bloccata per l’assenza di turisti e la minor capacità di spesa dei sardi, segnala Coldiretti.
Secondo elaborazioni dell’organizzazione (su dati Istat), il 40% del miele straniero in vendita arriva dall’Ungheria e oltre il 10% dalla Cina. “Circa il 70% degli apicoltori aspetta ancora gli indennizzi per la siccità del 2017″, ricorda il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu, “una lentezza ingiustificabile e improponibile per imprese che aspettano da tre anni nell’incertezza assoluta. Cosi come si riscontrano altri ritardi sulla legge 19 del 2015 che concede dei contributi agli apicoltori. A distanza di 5 mesi dalla presentazione delle domande, ancora non si conoscono neppure le graduatorie, facendo vivere nell’incertezza e impedendo agli apicoltori di poter pianificare i propri investimenti aziendali”.
“L’apicoltura è uno dei settori più trascurati nonostante l’importanza che assume dal punto di vista ambientale”, denuncia il direttore di Coldiretti Sardegna, Luca Saba. “Sono i primi a subire le conseguenze dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento a testimonianza della centralità che assumono le api per l’ambiente. Inoltre, subiscono pesantemente il peso di una concorrenza sleale dalle importazioni di miscele di miele stranieri di bassa qualità. Per questo è importante la nostra scelta. Compriamo sardo, diamo un contributo all’ambiente e alla nostra economia, scegliamo il miele dei nostri apicoltori, un prodotto garantito del quale conosciamo l’origine”.