Nell’iniziativa annunciata in queste ore la casa di Mountain View parla di partnership con testate rinomate (tra i partner il tedesco Der Spiegel) e contenuti di qualità. Non si tratterà dunque di una soluzione ai problemi nati dalla riforma europea del copyright ma di una risposta alle soluzioni alle quali stanno lavorando anche Facebook e Apple.
Anche Google inizierà a pagare gli editori per mostrare ai suoi utenti le notizie che pubblicano, o almeno inizierà a pagare una ristretta minoranza di editori per alcuni dei loro contenuti. È la novità annunciata dalla stessa casa di Mountain View in queste ore con l’inaugurazione di un nuovo programma di partnership con le pubblicazioni locali e internazionali di alcuni Paesi: in sostanza Google pagherà le testate per ottenere il diritto di pubblicare “contenuti di alta qualità” all’interno di Google News e Discover. Il programma è stato inaugurato in Australia, Brasile e Germania, ma il colosso dei motori di ricerca è già in trattative con editori e testate localizzati in altri Paesi per portare la novità anche altrove.
Diversi editori in tutto il mondo accusano da tempo Google di appropriarsi indebitamente dei loro contenuti utilizzandone riassunti e foto per popolare i propri servizi. La questione era una di quelle finite al centro della controversa riforma europea sul copyright attuata ormai l’anno scorso e rivoluzionerà il modo in cui la casa di Mountain View mostrerà le notizie delle testate all’interno dei suoi servizi; l’annuncio di queste ore ha però poco a che vedere con gli articoli di breve e media lunghezza che costituiscono la maggior parte dell’offerta dei quotidiani online.
Nell’intervento sul blog di Google dedicato alla novità, la casa di Mountain View parla infatti di contenuti di qualità e reportage approfonditi: ad essere pagate per un posto in evidenza all’interno di Google News e Discover saranno dunque esclusive e selezioni inchieste sulle quali sia stato svolto un lavoro giornalistico ricercato. Pur avere a disposizione questi contentuti, Google ha anticipato che in alcuni casi pagherà per abbattere i paywall che in alcuni quotidiani li proteggono.
I risultati dell’iniziativa saranno sotto gli occhi degli utenti australiani, brasiliani e tedeschi solo tra qualche mese, ma Google ha già lasciato intendere che i suoi servizi News e Discover potrebbero non essere gli unici destinatari del nuovo flusso di notizie a pagamento che la casa si sta assicurando. I rivali di Facebook e Apple nel frattempo si sono già mossi — almeno negli Stati Uniti — con i loro prodotti, anch’essi basati su accordi monetari proposti ai singoli editori.
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