Con il calo del Pil cambieranno anche gli importi previdenziali per chi lascia il lavoro. I calcoli su 4 fasce d’età.
Le pensioni andranno incontro a riduzioni, specialmente per i lavoratori che sceglieranno il pensionamento anticipato. Oltre al Covid, i cambiamenti più importanti saranno dovuti alla revisione dei coefficienti, in vigore dal 1° gennaio 2021 per l’applicazione del metodo contributivo stabilito dall’Inps. Insomma, addio agevolazioni.
Tra l’inoccupazione ed il drastico calo del Pil ormai certo per l’anno in corso, la situazione che si verrà a creare a lungo termine non è delle migliori. IlSole24Ore ha riportato alcune simulazioni di quello che accadrà a quattro fasce d’età diverse, 30, 40, 50 e 60 anni di età al primo gennaio dell’anno in corso.
Per tutti loro, che hanno una retribuzione lorda di partenza di 15mila euro ogni anno, è stata ipotizzata una prima iscrizione Inps all’età di 25 anni ed un pensionamento a 67 con un’ultima retribuzione lorda pari a 30mila euro, ipotizzando quindi un incremento contributivo lungo il corso degli anni.
Se venisse considerata l’ipotetica pensione pre-Covid, in base all’età, la cifra annua lorda sarebbe compresa tra i 20.305 ai 23.264 euro. In seguito, è stato proiettato il tutto introducendo i nuovi coefficienti di conversione, l’impatto della riduzione del Pil ipotizzando un calo del 10% ed una crescita futura di 1% l’anno.
L’articolo 5, comma 1, del Dl 65/2015 ci dice che “il coefficiente di rivalutazione del montante contributivo non può essere inferiore a uno, salvo recupero da effettuare sulle rivalutazioni successive”. Quindi, la perdita di quest’anno sarà lentamente assorbita in quelli successivi. Nella simulazione, poi, è stato inserito l’effetto di un’eventuale disoccupazione di sei mesi: l’effetto più rilevante sulla prestazione finale è stato determinato dalla riduzione del Pil, che comporta per i quattro lavoratori una prestazione di circa il 4%. L’impatto del mancato versamento dei contributi è minimo (1%), ancora meno la revisione dei coefficienti (0,5%).
Unendo le tre voci, però, si vede che i poveri pensionati perderanno il 5,5% dell’importo pensionistico, che è l’effetto complessivo di tutti e tre gli eventi sopra descritti. Non sono briciole. La cosa preoccupante è che questo sistema, nei prossimi anni, dovrà restituire quanto tolto a causa della crisi ma facendo molta attenzione alle risorse disponibili, che non sono illimitate.
La previdenza complementare (un sistema di fondi pensione e assicurazioni private) sarà sempre più portata a svolgere un ruolo fondamentale anche se il Covid-19 ha comportato anche alcune forti criticità per i fondi pensione. Insomma, la pandemia ci lascia in eredità l’insegnamento che, anche nel settore previdenziale, la diversificazione del rischio (gli investimenti in strumenti finanziari diversi) in casi come questi diventa fondamentale.
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