Il Covid-19 è ancora “vivo e vegeto”, in grado di infettare anche in modo serio, come si vede in modo molto evidente soprattutto in alcune parti del mondo: è ancora presto per un “liberi tutti” generale. Lo sottolineano gli infettivologi della Simit, la società italiana malattie infettive e tropicali, nel webinar “Covid 19Updates”, organizzato da Aristea con il contributo non condizionato di Gilead Sciences, con il coordinamento scientifico del presidente Simit Marcello Tavio e del direttore scientifico Massimo Andreoni. “Il virus è ancora tra noi e il rischio che si verifichi una seconda ondata pandemica è elevato”: È questo il monito che ha condiviso anche Gianni Rezza, Direttore Prevenzione Ministero della Salute, in apertura dei lavori, quando ha illustrato lo sviluppo del virus nel nostro paese attraverso una capillare diffusione di dati statistici e dell’ormai familiare fattore di contagio “R con 0”. “Il virus è ancora perfettamente in grado di infettare e far ammalare le persone, anche gravemente, come dimostrano i dati che ci arrivano da altre parti del mondo – spiega Marcello Tavio – Se si lascia libero di agire e non si adottano le contromisure richieste, si ripeterà quanto già visto durante la Fase Uno. Occorre quindi adottare sempre degli accorgimenti difensivi appropriati: igiene delle mani, utilizzo della mascherina e distanziamento “spaziale a socialità conservata”, che potremmo per l’occasione definire “di sicurezza”. Perché a nessuno viene chiesto, allo stato attuale, di sacrificare la vita sociale e di rimanere “soli e isolati”, ma soltanto di mettere uno o due metri tra noi e adottare comportamenti sicuri. Parliamo dopotutto di tre comportamenti semplici, facili da attuare e molto efficaci, come il periodo del lockdown ci ha dimostrato”. Nella stagione fredda è più frequente la presenza di malattie respiratorie e la circolazione dei relativi virus. Inoltre, le goccioline di saliva, dato l’abbassamento delle temperature, rimangono nell’aria per più tempo. “Se il virus continuerà a circolare – spiega Tavio – una nuova ondata non solo non sarà impossibile, ma addirittura molto probabile. In assenza di un vaccino efficace, sicuro e largamente disponibile dobbiamo impegnarci tutti per impedire che i focolai epidemici che si verificheranno nel prossimo autunno si saldino fra di loro per creare una nuova ondata epidemica, con il rischio di dover riproporre le drastiche misure di contenimento adottate durante il lockdown. Ecco perché i dati favorevoli che stiamo accumulando sull’andamento dell’epidemia non devono essere interpretati come un liberi tutti”. Proprio all’inizio di questa settimana, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha varato nuove Linee Guida per il rilascio dall’isolamento dei pazienti che hanno contratto l’infezione. Non servono più necessariamente due tamponi negativi a distanza di almeno 24 ore, oltre alla guarigione clinica. Secondo il documento dell’Oms i criteri per la dimissione di pazienti dall’isolamento senza necessità di ripetere il test sono i seguenti: per i pazienti sintomatici 10 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi, più almeno 3 giorni aggiuntivi senza sintomi (inclusi febbre e sintomi respiratori), mentre per i casi asintomatici 10 giorni dopo il test positivo per SarsCov2. “Le limitazioni sono legate alla scarsa capacità di procedere nei test in alcuni Paesi – spiega Massimo Galli, Past President SIMIT – Pur essendo verosimile che gran parte delle persone che hanno una bassa positività del tampone dopo un lungo periodo di malattia non producano più virus infettante, evidentemente questo non ha sicura controprova nella pratica: un atteggiamento di prudenza deve essere dunque mantenuto per decidere se riammettere o meno al lavoro gli operatori sanitari, chi lavora nelle RSA, gli operatori di pubblico servizio a contatto col pubblico, gli insegnanti e il personale della scuola. Particolare cautela deve essere usata anche per coloro che hanno rapporti di convivenza con persone a rischio. I rischi oggi sono ridotti solo grazie al successo ottenuto dal distanziamento sociale”. “Le disposizioni dell’OMS su quarantene e test – conclude Tavio – risentono dell’esigenza delle agenzie internazionali di adeguare gli interventi alle possibilità delle singole nazioni. Queste nuove raccomandazioni non devono essere interpretate come un “liberi tutti”. I nuovi focolai, in Italia e in Europa dimostrano che un virus attivo e in grado di infettare è ancora presente e in grado di far danno”.