Mentre Roma si riempie di monopattini elettrici in affitto – nelle ultime settimane ne sono stati attivati 4mila con 4 gestori differenti – fatica a decollare il rapporto tra la città e il bike-sharing. Negli ultimi giorni si è ridotto sensibilmente il numero delle bici elettriche disponibili a noleggio di Jump, marchio lanciato in città da Uber appena ad ottobre scorso. L’azienda ha comunicato che Lime, altro player del settore, ha “acquisito le operazioni commerciali e l’hardware di Jump”. Sebbene l’accordo non sia ancora stato concluso in Europa, Uber specifica: “Abbiamo spostato la maggior parte delle biciclette nei nostri magazzini in preparazione della consegna delle operazioni a Lime. Negli Stati Uniti e in Canada la transizione è iniziata poche settimane fa. Siamo consapevoli che Lime ha già iniziato a operare molte delle biciclette e degli scooter che hanno acquisito da Uber in quei mercati e continuerà a farlo altrove”. Il Campidoglio, interpellato a riguardo, conferma di avere avuto rassicurazioni da Lime sul proseguimento del servizio di noleggio delle bici elettriche in città. I risultati ottenuti da Jump nei primi mesi del servizio erano stati incoraggianti, eppure un altro operatore si ritira dal bike-sharing a Roma. Il primo servizio di affitto lo allestì nel 2008 una ditta spagnola, fu uno degli ultimi atti della giunta di Walter Veltroni, ma durò pochi mesi. Poi con Gianni Alemanno in Campidoglio lo sharing venne affidato alla gestione diretta di Atac, la partecipata del trasporto pubblico, per poi passare a Roma Servizi per la Mobilità ma il parco bici sparì in breve tra furti e vandalizzazioni. Per anni decine di colonnine di sosta vuote in centro hanno ricordato il fallimento di quel progetto. In tempi più recenti, nel 2017, è arrivata anche a Roma l’orientale OBike, ma il servizio ha avuto poca fortuna tra mezzi bersagliati da atti vandalici e la chiusura dell’azienda.