Oltre 30 mila aziende sarde vendono beni e servizi anche on line e a domicilio: dal lockdown ad ora, la crescita è stata del 19,8%. È quanto emerge dai dati dell’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna, sull’ “Intensificazione del canale digitale nella crisi Covid-19”.
“Già prima dell’emergenza vendere online era un passo e un investimento consigliato – afferma Antonio Matzutzi, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – ora è ormai certo che, il post Covid19, porterà con sé un cambio delle nostre abitudini di consumo.Con il commercio elettronico si vanno a intercettare nuove fette di mercato, si promuove l’artigianato e si fidelizzano i consumatori offrendo nuove esperienze”. La crisi Covid-19 ha intensificato l’utilizzo di nuovi canali, accelerando in modo forse non sorprendente, ma certamente molto significativo, il trend di crescita altrimenti stabili, ma molto lenti: sono salite di circa il 19,8% le imprese che fanno e-commerce, raddoppiando il tasso di crescita di trend e quasi 4 imprese su 10 fanno consegne a domicilio (che includono le imprese che utilizzano piattaforme di delivery online based, dunque riconducibili ancora una volta all’e-commerce, nonché la vendita attraverso i sistemi di messaggistica e i social). Il 63,8% degli internauti sardi, nell’ultimo anno ha fatto acquisti on line, percentuale che pone la Sardegna al secondo posto in Italia dopo i Valdostani con il 66% e al pari dei Trentini. Secondo i dati stimati dall’Ufficio Studi della Confartigianato Imprese Sardegna, con la riapertura di tutte le attività, il trend di crescita delle soluzioni e-commerce è destinato a crescere ulteriormente. La reattività alla situazione di emergenza, infatti, porterà alla fine del prossimo anno, ulteriori 5mila MPI sarde ad utilizzare il commercio elettronico. A questo numero, assai significativo di per sé e come segnale di un trend di digitalizzazione massiva, si aggiungono le soluzioni per la gestione digitale dei servizi obbligata dalle restrizioni del distanziamento sociale. Si pensa qui innanzitutto alle soluzioni di gestione digitale dell’agenda delle prenotazioni per ristoranti, parrucchieri e centri estetici, obbligati nella Fase 2 a contingentare al massimo le presenze di clienti. L’emergenza, in definitiva, ha messo in luce come l’e-commerce possa essere un’importante soluzione alle oggettive difficoltà di molti imprenditori, anche del settore del “business to business”, come per esempio la produzione di macchinari e all’abbigliamento conto terzi, dal momento che possono trovare, grazie ad alcuni marketplace verticali, delle valide alternative alle fiere.