Avere contro il Capo degli industriali (con annesso peso specifico nell’economia del Paese) è un affaire più che delicato. E poi c’è la “partita MES”
Ha guidato, nel giro di due anni, due Governi di segno politico quasi opposto e si è ritrovato a dover fronteggiare persino una pandemia: la breve storia (che però sembra lunghissima) di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi è ricca di ribaltoni e crisi risolte al fotofinish. Adesso, però, il Presidente del Consiglio ha davanti la sfida più difficile: rilanciare il Paese all’orizzonte di un’estate che si annuncia più unica che rara, tra pressing di enti locali, imprese e istanze dei partiti.
Tanto più che con le ore si allunga l’elenco dei “nemici”. L’ultimo a lanciare un vero e proprio colpo di cannone è stato il neo presidente della Confindustria Carlo Bononi il quale senza troppi giri di parole ha detto che “la politica manca di visione ed è peggio del coronavirus”. Non si è fatta attendere la replica del Ministro dell’Economia Gualtieri che, seppur in maniera elegante, ha rispedito le accuse al mittente parlando di “attacco ingeneroso”.
Nonostante il Paese si sia avviato ufficialmente verso un nuovo step della Fase 2, con il via libera da oggi, mercoledì 3 giugno, agli spostamenti tra Regione, cresce la platea degli scontenti e dei delusi dalle misure messe in campo fin qui dal Governo. Certo, che avere contro il capo degli industriali (con annesso peso specifico nell’economia del Paese) è un affaire più che delicato.
Come se non bastassero gli attacchi (leciti) da parte delle opposizioni, Conte deve guardarsi anche dal fuoco amico di Renzi che tiene in scacco l’esecutivo. E ora un’altra spina nel fianco. In questo scenario si inseriscono i 36-37 miliardi del Mes da usare per spese sanitarie che potrebbero arrivare all’Italia se ne facesse richiesta. Ma anche qui le posizioni divergono. Pd e Iv sono in pressing su Conte e il M5s per usare il budget subito. Leu prende le distanze, nella convinzione che si tratti di una trappola seppur ben confezionata.
In generale, decisamente più appetibile il Recovery Fund sul quale ha alzato il velo nei giorni scorsi la Presidente von der Leyen ma anche lì c’è da fare i conti con il fattore tempo, lunghi (troppo per noi) e gli “obiettivi” da centrare. Per molti un escamotage dialettico dietro al quale potrebbe celarsi la trappola. Tradotto: nessuno strumento sarà indolore.
Certo è che il Presidente del Consiglio ha in più occasioni ribadito che il Mes è uno strumento inadeguato. Una retromarcia ora sarebbe un autogol che potrebbe rivelarsi decisivo nella partita più delicata che il “Capitan” Conte sta giocando assieme a tutto il Paese.
Libero.it