Attesa da 2 anni, la votazione in Assemblea Capitolina della variante e della convenzione urbanistica del progetto dello stadio dell’As Roma a Tor di Valle potrebbe essere una delle carte che Virginia Raggi giocherà nel corso dei prossimi mesi nel percorso di costruzione della sua ricandidatura in Campidoglio per il 2021. La sindaca è tornata a parlare di “novità a breve”. I prossimi passi potrebbero essere un modo per strizzare l’occhio sia a quel mondo imprenditoriale, con cui il dialogo non è mai decollato, sia alla fetta di popolazione di fede giallorossa che aspetta l’opera oramai da anni. E per drenare investimenti in città per rilanciare l’economia dopo l’epidemia di Covid-19. Sulla carta, il progetto dell’impianto con annesso business park resta l’investimento privato più oneroso previsto nella Capitale per i prossimi anni, con un valore complessivo di circa 1 miliardo di euro. Ma il dossier è sostanzialmente fermo da quando a giugno 2018 una inchiesta della Procura di Roma ha avanzato l’ipotesi di corruzione coinvolgendo a vario titolo consiglieri comunali di maggioranza e opposizione, il costruttore Luca Parnasi e l’ex presidente di Acea Luca Alfredo Lanzalone. E negli ultimi anni la sindaca e la giunta avevano mostrato interesse sempre minore per un’operazione che non trova unanime la maggioranza M5s in Campidoglio. Del resto, la vicenda stadio si trascina dal 2014. Ci sono voluti tre anni e mezzo, due sindaci e altrettanti progetti per arrivare, a fine 2017, al via libera finale nella seconda conferenza dei servizi. L’ultimo masterplan prevede un’arena da 55 mila posti, un business park con uffici, una centralità commerciale ed un parco fluviale con diversi accessi ciclopedonali. Dopo le indagini della Procura la sindaca ha commissionato al Politecnico di Torino uno studio dei flussi di traffico attorno all’opera, visto che alcune intercettazioni gettavano ombre sulla validità di quelli forniti dai proponenti. Una volta visionato il report del Politecnico, a febbraio 2019 la sindaca ha annunciato: “Lo stadio si fa”. Questo nonostante il documento non fugasse completamente i dubbi sul sistema di mobilità studiato attorno all’opera, che in alcuni scenari veniva giudicato “potenzialmente catastrofico”.
Ora gli atti amministrativi sono sostanzialmente pronti, il Campidoglio attende la formalizzazione della possibile cessione dei terreni di Tor di Valle dalla Eurnova di Parnasi al gruppo Cpi dell’imprenditore ceco Radovan Vitek per conoscere con quale società concretizzare l’atto. La votazione in Aula della variante e la convenzione sono gli ultimi atti a cui è chiamato il Comune, sancirebbero la sostituzione sul piano regolatore del vecchio ippodromo del trotto con il nuovo stadio. Dopo, in teoria, potrebbero partire i lavori. Resta da capire anche l’assetto societario dei giallorossi, dopo che per il momento è sfumata la vendita del club di James Pallotta all’imprenditore Dan Friedkin.