Ieri Ubi Banca ha emesso una nota spiegando che l’ops lanciata da Intesa sul gruppo guidato dall’ad Victor Massiah a febbraio, prima dello scoppio del Covid-19, ha perso di valore perché si è verificata la condizione ostativa cosiddetta Mac. L’acronimo sta per Material Adverse Change e sarebbe scattata a causa della pandemia da coronavirus. Per questa ragione Ubi ha sottoposto le sue argomentazioni alla Consob.
Nei contratti di M&A le clausole di Material adverse change (o ostative) consentono all’acquirente di recedere all’occorrenza di determinati eventi imprevedibili che abbiano un impatto negativo rilevante. Di solito vengono fatte scattare dall’attore dell’operazione, in questo caso avrebbe forse dovuto essere la stessa Intesa Sanpaolo, che anche in occasione della trimestrale ha ribadito la bontà dell’ops, in grado di creare il settimo gruppo bancario in Europa. Invece si è appellata alla clausola l’oggetto dell’operazione, ovvero Ubi.
Questa mattina, intanto, con un Ftse Mib in calo dello 0,7%, il titolo Ubi cede il 2,63% a 2,37 euro, mentre Intesa Sanpaolo perde l’1,71% a 1,41 euro per azione. Essendo il rapporto di concambio di 1,7 volte, Ubi dovrebbe stare a 2,397 euro. Fino ad oggi il titolo della banca bergamasca era spesso rimasto sopra il rapporto, il mercato sta valutando il tema del Mac.
La settimana scorsa l’agenzia americana Fitch era intervenuta sul rating di Ubi dopo la trimestrale abbassando l’Issuer Default Rating (IDR) a lungo termine dell’istituto lombardo da BBB- a BB+, portandolo quindi dall’area Investment Grade a quella Speculative, detta anche junk. L’agenzia ha specificato poi di aver mantenuto il Rating Watch Positive (RWP) grazie “all’offerta di cambio, l’ops, lanciata da Intesa Sanpaolo sulla banca”. Ieri Ubi banca ha spiegato al mercato “di aver ritenuto doveroso sottoporre l’attenzione della Consob alcuni profili, con particolare riguardo all’avveramento della cosiddetta condizione Mac in relazione della pandemia da Covid-19 nonché in merito alla natura irrevocabile dell’ops”.
Nella nota all’autorità di controllo della Borsa, l’istituto bergamasco ha evidenziato le ragioni per le quali ritiene che, “l’ops è divenuta inefficace e l’offerente si sarebbe dovuto esprimere tempestivamente sulla rinuncia a tale condizione, non potendo invece Intesa Sanpaolo riservarsi, come ha fatto fin qui, di confermare se l’offerta è valida oppure no al termine del processo, perché l’offerta è e deve essere irrevocabile e l’ordinamento non tollera che l’autonomia gestionale di Ubi Banca, l’andamento del mercato e le scelte degli investitori sono indebitamente ridotte o distorte da un’offerta che non ha quelle caratteristiche di irrevocabilità richieste dalla legge”. Ubi ha concluso di agire a tutela dei propri azionisti, degli investitori “nonché dell’efficienza e della trasparenza del mercato”.
Elena Dal Maso, Milanofinanza.it