Ma secondo Nomisma il 23% dei consumatori andrà meno al ristorante. VeronaFiere: per il Vigneto Italia l’horeca vale 6,5 miliardi e deve essere aiutato a ripartire
Qualcuno l’ha definita revenge spending, ovvero la «spesa della vendetta» dopo il prolungato lockdown con la chiusura di bar e ristoranti. Secondo un istant survey realizzato da Nomisma iìun italiano su 10% prevede infatti di spendere di più per consumare il vino fuori casa, una percentuale che sale al 15% per i millennials. E c’è anche un 13% tra le persone che in questi mesi si dice pronto ad aumentare i suoi consumi. A partire da lunedì quando sarà possibile tornare a frequentare, in sicurezza bar e ristoranti, si capirà se e quanto durerà questo effetto e e sarà in grado di compensare quel 23% dei 1000 intervistati che ha dichiarato che frequenterà di meno i ristoranti. Quel che è certo è che il Vigneto Italia è stato duramente penalizzato da queste chiusure: «Il ruolo della ristorazione e gli effetti del lockdown sulle vendite di vino – sia in Italia che all’estero – sono anche desumibili dalle giacenze a fine aprile di quest’anno, che evidenziano le penalizzazioni subite da alcune blasonate denominazioni che trovano nell’horeca il principale canale di commercializzazione», spiega Denis Pantini, responsabile dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor. Ad esempio «c’è da registrare un più nove per cento di in giacenza del Montefalco Sagrantino e del Nobile di Montepulciano e dell’8% del Chianti Classico». Soffrono anche i bianchi cone la «Falanghina (+16%) e il Soave (+24%). Ma il danno inferto dalla chiusura non è solo prerogativa dei vini di fascia premium: si pensi al +36% in giacenza di Castelli Romani o al +22% di Frascati».
Il settore horeca per il vino italiano vale al consumo 6,5 miliardi di euro l’anno e secondo Giovanni Mantovani, direttore generale di VeronaFiere deve «essere messo al più presto nelle condizioni di poter riprendere il proprio cammino».
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