Non solo alberghi e pensioni, l’emergenza coronavirus rischia di mettere in ginocchio anche le cosiddette strutture extra ricettive, escluse da misure a sostegno del turismo. A lanciare l’appello al ministro dei Beni e delle attività culturali e del Turismo Dario Franceschini, sono gli imprenditori del settore. “Ogni misura a sostegno delle imprese del turismo deve includere tutte le società regolarmente operanti che raccolgono e versano l’imposta di soggiorno, quindi anche noi” afferma Stefano Bettanin, presidente di Property Managers Italia, Associazione Nazionale di categoria del Turismo Residenziale che rappresenta più di 600 aziende italiane e non solo, che operano in maniera professionale in questo settore, più di 50.000 alloggi su unità immobiliari (appartamenti, ville, aparthotel, case galleggianti, ecc…), dislocate in tutta Italia. “Il turismo in appartamento o in strutture extra-ricettive negli ultimi anni ha visto un aumento esponenziale di gestori che oggi rappresentano più del 55% dell’intero comparto dell’hospitality in Italia. Eppure non vengono considerati dal governo”. “E’ assurdo, vuol dire non aver capito come è cambiato il settore, come funziona la filiera del turismo” commenta Bettanin, “sbigottito e rammaricato dalla cecità del Ministero e del Governo”, che “ci prende in considerazione per tasse, credito di imposta, tasse di soggiorno e invece non si ricorda di noi quando prevede aiuti” e offeso “dalle accuse denigratorie e infondate mosse da alcuni rappresentanti del reparto turistico tradizionale che fanno campagne vergognose contro di noi, invece di pensare a fare sistema per far ripartire tutti insieme la macchina del turismo”. “Non ci dimenticate perché sarebbe come dimenticare un pezzo del Paese – insiste Bettanin – che non tornerà se non viene aiutato ora, a danno non solo delle aziende, delle famiglie, dei lavoratori che rappresentiamo, ma di tutta l’economia italiana”. A rimetterci sono i dipendenti delle aziende che gestiscono gli alloggi, i proprietari di case ma anche i moltissimi operatori che gravitano attorno a questa attività: dalla manutenzione alla pulizia, dai servizi offerti alle visite guidate. Secondo uno studio dell’Università Bocconi, nel mercato solo il 23% della spesa turistica è destinato all’alloggio: il resto è destinato a ristoranti, negozi, musei, noleggio auto. Se un alloggio rende in media 18 mila euro all’anno l’indotto che ricade sul territorio è quindi mediamente di 60mila euro per alloggio, per un totale di 3 miliardi di euro.