L’oro ha recuperato il suo ruolo di “bene rifugio” per eccellenza (safe heaven) ed ha avviato una progressiva ed incisiva risalita, fino a portarsi sugli attuali livelli.
Un oncia di Oro, vale a dire 28,35 grammi, vale oggi 1.718 dollari sui mercati internazionali, equivalente a più di 60 dollari al grammo. Un anno fa il metallo prezioso oscillava fra i 1.200 ed i 1.350 dollari con una crescita di circa il 30% e solo da inizio anno ha guadagnato il 13%. Una performance stellare, supportata da un boom della domanda, che ha tratto vantaggio dalle fibrillazioni dei mercati “tradizionali” (azionario ed obbligazionario) e dalle questioni geopolitiche e sanitarie.
La prima causa dell’impennata dei prezzi e da attribuire alla guerra commerciale fra USA e Cina. Chi si ricorda la corsa ai dazi fra Washington e Pechino? Oggi sembra passato tanto tempo, ma l’accordo per una de-escalation è stato raggiunto solo agli albori del 2020.
Sicuramente dietro l’impennata del prezzo dell’oro c’è un gran contributo della crisi sanitaria globale. Con il diffondersi dell’epidemia su scala mondiale ed in risposta alle fibrillazioni dei mercati azionari ed obbligazionari, l’oro ha recuperato il suo ruolo di “bene rifugio” per eccellenza (safe heaven) ed ha avviato una progressiva ed incisiva risalita, fino a portarsi sugli attuali livelli.
A supportare questa risalita c’è la domanda di oro, soprattutto di oro come bene d’investimento. Il World Gold Council, autorità sovranazionale che monitora il mercato del prezioso, ha pubblicato il rapporto sulle tendenze della domanda di oro (Gold Demand Trends) nel primo trimestre 2020, confermando un boom della domanda a causa del Covid-19. La domanda di oro è salita dell’1% a circa 1.084 tonnellate, ma appare forse più interessante capire chi ha acquistato il prezioso. Se la domanda di oro per l’industria è scesa dell’8%, ancor più è stata minata quella del settore della gioielleria (-39%), colpito dalle ripercussioni del Covid-19 sul Capodanno cinese. L’aumento è da attribuire perlopiù alla domanda di Etf (Exchange Traded Funds) che hanno reso l’investimento di oro alla portata di tutti: nel 1° trimestre sono state domandate 298 tonnellate in più rispetto all’anno prima, un vero e proprio boom ed un record storico, pari in valore a circa 23 miliardi di dollari.
I realtà, oltre ai ben noti fattori psicologici che governano la domanda di oro come bene rifugio, il metallo prezioso ha anche un altro ruolo: proteggere i capitali dalle erosione dell’inflazione, che sua volta è diretta conseguenza delle politiche delle banche centrali. Ebbene, l’oro sale ogni volta che queste mettono in atto politiche “accomodanti” facendo risalire l’inflazione. In un momento così difficile, come noto, le banche centrali hanno approntato politiche eccezionalmente accomodanti per sostenere l’economia e l’inflazione, non solo con la leva dei tassi (a zero o negativi) ma anche con i Piani QE. E se la BCE, la Bank of England, la Bank of Japan e, di nuovo ieri, la Banca centrale di Norvegia hanno fatto del loro meglio, tanto più ha fatto la Federal Reserve con l sua enorme potenza di fuoco. Una mossa che ha certamente accresciuto la volatilità del dollaro, considerato un asset rifugio alternativo, rendendo l’oro più attraente e sicuro.
Guardando a questi dati ed alle “intenzioni” dichiarate delle banche centrali sembra che la corsa del prezioso non sia finita qui e c’è chi già guarda con interesse al prossimo target dei 1.800 dollari, poi si vedrà…
QuiFinanza