Il governatore dello Stato di New York autorizza la celebrazione di matrimoni in video-conferenza: non è questione di… romanticismo, ma di tutela dei diritti dei cittadini.
Il coronavirus e quarantena non fermano l’amore e i numerosi “matrimoni in video-conferenza” che si celebrano soprattutto negli Usa ne sono una testimonianza. E in qualache caso non è solo una questione d’amore: per esempio, a New York il governatore dello Stato Andrew Cuomo ha recentemente firmato un’ordinanza con la quale conferisce validità legale a questi matrimoni celebrati in video-conferenza.
Tempi duri quindi per tutti i nubendi newyorkesi poco convinti, che stavano cercando una scusa per rimandare a data da destinarsi il giorno più bello della loro vita!
Affinché abbiano valore legale, queste cerimonie celebrate in video devono comunque sottostare a precise regole: il sistema di videoconferenza deve permettere l’interazione in tempo reale tra i promessi sposi, il celebrante e i testimoni. E il tutto deve avvenire in diretta. No, quindi, a video pre-registrati o scambio di promesse con l’ausilio di avatar e animazioni varie.
La scelta di Cuomo è stata seguita a breve anche da altri governatori, tra cui quelli del Colorado e dell’Ohio. E probabilmente non è stata dettata da un eccesso di romanticismo dei politici, ma da una precisa esigenza: negli Stati Uniti il matrimonio è un atto fondamentale per il riconoscimento di alcuni diritti, primo tra tutti quello di immigrazione, a sua volta indispensabile per ottenere la cittadinanza e l’assicurazione medica. Forse la decisione va incontro soprattutto a chi ha questo tipo di esigenza.
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