Il decreto liquidità, imbastito sui prestiti bancari, non chiarisce se i 200 miliardi di tutele siano validi per il “reverse factoring”, una nicchia da 25 miliardi dove le grandi imprese rispondono per i fornitori
C’è una nicchia di crediti – ma una nicchia da 10 miliardi – capace di arrivare in poche ore alle Pmi italiane, ma rimasta intrappolata nel Dl liquidità. E in attesa di chiarimenti su modi e forme in cui i 200 miliardi di euro di garanzie statali sui crediti arriveranno alle aziende.
L’articolo 1 della misura appena varata dal governo parla infatti di “finanziamenti sotto qualsiasi forma”: ma tutta l’impostazione dell’articolato è riferibile ai prestiti bancari, solo i prossimi regolamenti attuativi specificheranno se in questo spettro ampio potranno ricadere i crediti di breve termine delle filiere produttive delle maggiori imprese, dove operano i fornitori anche piccoli. Si parla della parte del tessuto aziendale più a rischio di default in queste settimane di fermo forzato, e che con crescente frequenza negli ultimi anni è ricorsa al “reverse factoring“, il credito di filiera con cui le imprese a monte, più solide e robuste che ne stanno a capo, facilitano l’accesso al credito di loro selezionati fornitori, garantendone la cessione, come crediti commerciali, agli intermediari finanziari. Un ambito che fino al 2019 è cresciuto a due cifre percentuali, fino a rappresentare circa il 10% dei 255 miliardi di euro del volume dei crediti commerciali italiani.
Un invito a occuparsi di questa nicchia era già arrivato, a fine marzo, dai senatori M5s Rossella Accoto e Daniele Pesco, che avevano presentato un ordine del giorno al dl Cura Italia del 17 marzo per estendere le garanzie al reverse factoring, che ha il vantaggio di essere completamente slegato da ogni lungaggine burocratica. Mentre il factoring normale (lo sconto di fatture dei clienti) è, infatti, un mercato in mano alle principali banche domestiche, nel credito di filiera sono sempre più attive le piattaforme Fintech, in grado di scontare in poche ore questi crediti alle Pmi anticipandone l’importo.
“L’affermazione del reverse factoring è favorita dallo sviluppo e dalla diffusione di piattaforme digitali ad hoc, in molti casi create da startup innovative che si moltiplicano in questo segmento emergente del fintech”, scrive il rapporto annuale 2019 di Assifact. L’odg proposto dai M5s al dl 17 marzo, considerando il reverse factoring “indispensabile a per rendere più rapidi i pagamenti nei confronti dei fornitori strategici e consentire un effettivo aumento netto di liquidità”, impegnava il governo a valutare “il rilascio di finanziamenti a tasso agevolato e di garanzie in favore di quelle imprese, banche e intermediari, che svolgano operazioni di factoring e di reverse factoring volte a favorire i rapporti di filiera e a velocizzare i relativi pagamenti nei confronti dei fornitori”.
Ora si attende l’interpretazione del dl liquidità, che ha superato la misura precedente. Secondo Francesco Guarneri, ad di Guber Banca (con Credimi e Workinvoice tra i pochi operatori specializzati), un apporto anche limitato a 200 milioni di garanzie pubbliche nella nicchia potrebbe moltiplicare fino a 10 la liquidità disponibile, e consentire “fino a 10 miliardi di maggior liquidità proprio per le imprese che ne hanno oggi più bisogno”. Specie se, oltre all’auspicata attenzione del governo, ci sarà puntualità da parte dei ‘grandi pagatori’ (spesso sono le multinazionali italiane campioni di export). “La parola d’ordine è finanziare il circolante che è il pronto soccorso delle imprese – aggiunge Guarneri -. Ma ognuno deve fare la sua parte: anche la classe dirigente delle grandi imprese, che per dimostrarsi tale deve sostenere l’anello debole dei piccoli fornitori, pagando con solerzia le loro fatture o garantendone lo sconto. Chi non si comporta così per mettersi in protezione rischia di fare come i disertori in guerra”. Per il manager la misura è tanto più necessaria perché “ogni garanzia pubblica erogata per via centrale impiegherà settimane, o mesi, ad arrivare: e qui per tante piccole aziende dei settori più critici la salvezza è questione di giorni”.
Repubblica