La conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici avrebbe dovuto tenersi a novembre a Glasgow, presieduta da Gran Bretagna in cooperazione con l’Italia
Le strategie condivise per la lotta alla crisi climatica dovranno attendere. A causa della pandemia di COVID-19 la COP26, conferenza delle nazioni sul clima che si sarebbe dovuta svolgere dal 9 al 20 novembre a Glasgow in Scozia, è stata rinviata a data da destinarsi nel 2021. L’incontro doveva essere uno di quelli decisivi, cinque anni dopo gli Accordi di Parigi, per tracciare una rotta definitiva e condivisa di contrasto alla crisi climatica in corso. Oltre all’evento di Glasgow, rinviato anche il pre-COP, previsto dal 2 al 4 ottobre a Milano, altro momento importante per discutere di strategie. A decidere per il rinvio è stato l’ufficio delle Nazioni Unite per il clima (UNFCCC) i cui membri si sono riuniti virtualmente scegliendo appunto, insieme alla segretaria generale dell’UNFCCC Patricia Espinosa, per uno slittamento al prossimo anno. La scelta arriva in una momento particolarmente delicato. Se le immagini dei satelliti mostrano zone come la Pianura padana sgombre da inquinanti grazie alle politiche di isolamento e al blocco della mobilità e delle industrie in vigore da quasi un mese, questo non deve illuderci sulla situazione generale delle emissioni di gas serra, che continuano ad essere elevate. Quest’ inverno, nel solo Mediterraneo, si è registrata una anomalia termica di oltre 3 gradi e in Europa abbiamo vissuto una delle stagioni fredde più miti di sempre. La COP26 era attesissima, anche fra i giovani guidati da Greta Thunberg e il movimento Fridays for Future, affinché i politici firmassero impegni condivisi e vincolanti per l’abbandono dei combustibili fossili e per soluzioni comuni contro l’innalzamento del livello dei mari, acidificazione degli oceani collegata al surriscaldamento, perdite di foresta e biodiversità, sbiancamento dei coralli e tanti altri. L’emergenza da COVID-19, così come è stato per le Olimpiadi e tantissimi altri eventi internazionali, ha però prevalso. Già in settimana il governo scozzese aveva annunciato che la SEC Arena, luogo che avrebbe dovuto ospitare la COP, sarà trasformata in un ospedale da campo.
Per ora, nella speranza che la risposta immediata alla crisi legata al coronavirus abbia una rapida efficacia, gli esperti del COP si auspicano che la ripresa economica futura avvenga in linea con gli obiettivi del Green Deal. “Sebbene abbiamo deciso di posticipare la COP26, gli eventi pre-COP e quello dei giovani per il clima, restiamo pienamente impegnati a far fronte alla sfida dei cambiamenti climatici. La lotta richiede un’azione forte, globale e ambiziosa” ha dichiarato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa commentando il rinvio.
“L’obiettivo dei governi deve essere ora come ora quello di prendersi cura dei propri cittadini, di stabilizzare la situazione e ricostruire, e tutto questo deve essere fatto in modo da creare un mondo più giusto e attento alla tutela del clima, perché la salute ambientale e il nostro benessere dipendono l’una dall’altro” ha dichiarato per esempio Jennifer Morgan, Direttrice esecutiva di Greenpeace International. “La sospensione della COP26 – aggiunge – dovrebbe far sì che i governi raddoppino gli sforzi per intraprendere una via più verde e più giusta nella gestione di questa crisi sanitaria e dell’emergenza climatica. Tornare al “business as usual” sarebbe del tutto inaccettabile. Questa pandemia dimostra che ci sono enormi lezioni da imparare sull’importanza di ascoltare la scienza e sulla necessità di un’azione collettiva globale urgente”.
Per Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, “un rinvio della COP era diventato necessario, visti i ritardi nei negoziati provocati dall’emergenza sanitaria globale. Tuttavia, riteniamo necessario usare al meglio l’ulteriore tempo a disposizione, imparando dalla crisi attuale che occorre prevenire ed evitare le emergenze, oltre che essere attrezzati per affrontarle”.
Secondo Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, “la Conferenza sul clima di Glasgow non va cancellata, in quanto rappresenta un momento fondamentale per rivedere gli attuali impegni di riduzione delle emissioni al 2030, inadeguati a fronteggiare l’emergenza climatica. Tuttavia è opportuno posticiparla ai primi mesi del prossimo anno. Nel frattempo, l’Europa deve rivedere il suo target al 2030, in coerenza con la soglia critica di 1.5°C, aumentandolo al 65%. Solo così sarà possibile mettere in campo una forte leadership europea, indispensabile per fronteggiare l’emergenza climatica”.
Infine, anche per Laurence Tubiana, CEO della Fondazione Europea per il Clima e considerata l’architetto dell’Accordo di Parigi, “rinviare la COP26, seguendo la decisione parallela sulla COP per la biodiversità, è la cosa giusta da fare. In questo momento, la salute e la sicurezza pubblica vengono prima di tutto. Il Regno Unito e tutti i Governi dovrebbero usare questo tempo per progettare piani per una ripresa economica resiliente che considerino il clima, la biodiversità, lo sviluppo e la giustizia sociale in modo integrato. Questa crisi sta dimostrando che la cooperazione internazionale e la solidarietà sono essenziali per proteggere il benessere globale e la pace. La COP26 del prossimo anno dovrebbe diventare il fulcro di una cooperazione globale rivitalizzata”.
Repubblica.it