L’inverno 2019/20 è stato per l’Italia, uno dei più miti e secchi da quando sono a disposizione le osservazioni meteorologiche. Lo sostengono gli esperti del Cnr. “L’inverno meteorologico (che per convenzione si fa coincidere con il trimestre gennaio-dicembre-febbraio) – afferma Michele Brunetti, responsabile della Banca dati di climatologia storica dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr-Isac – ha fatto registrare per l’Italia un’anomalia di +2.03°C rispetto alla meda del trentennio di riferimento 1981-2010, secondo solo all’inverno 2006/2007 (anomalia di +2.13°C). Nello specifico il mese di dicembre ha fatto registrare un’anomalia di +1.91°C, il secondo più caldo dal 1800 ad oggi, e febbraio è risultato il più caldo da quando abbiamo a disposizione misure di temperatura, con un’anomalia di +2.76°C. Gennaio, invece, chiude “solamente” al nono posto con un’anomalia di 1.42°C.” Accanto alle temperature insolitamente alte, l’inverno 2019/2020, spiega ancora l’esperto, “è stato caratterizzato da precipitazioni pesantemente sotto la media: infatti, dopo un mese di dicembre nella media, le precipitazioni di gennaio e febbraio sono state piuttosto scarse (-68% a gennaio e -80% a febbraio) tanto che la cumulata sul trimestre invernale è risultata di poco al di sopra della metà di quello che piove di solito, facendo segnare un deficit del 43% rispetto alla precipitazione invernale media del trentennio di riferimento 1981-2010, chiudendo come l’ottavo inverno più secco dal 1800 ad oggi. Il deficit risulta più contenuta al nord (-25%) grazie alle precipitazioni delle prime decadi di dicembre, mentre sale a -55% al sud dove l’inverno appena concluso risulta il più secco da quando abbiamo a disposizione le misure”.