Scompare il 74enne informatico e designer, da sempre impegnato per rendere l’esperienza dell’utente facile e lineare. Steve Jobs lo volle con sé nel 1980. Dopo la Mela, Amazon e Yahoo
Il suo nome potrebbe non dire granché a molti. Forse a tutti. Certo non era Steve Jobs o Bill Gates, questo è certo, ma dalla sua parte ha un merito pressoché epocale. Quasi filosofico: ha inventato il “taglia-copia-incolla” e soprattutto inaugurato un nuovo modo di pensare l’esperienza dell’utente di fronte al pc o agli altri dispositivi. Si chiamava Larry Tesler, aveva 74 anni ed è scomparso lunedì scorso. La sua lunga carriera nel mondo dell’informatica a cavallo fra anni Settanta e Ottanta si fa sentire fino a noi. Fino a quelle combinazioni di comandi che utilizziamo decine se non centinaia di volte al giorno per lavorare sui contenuti, soprattutto testuali, tramite laptop, tablet e smartphone sulle applicazioni più diverse.
Una storia avvincente
Nato nel 1945 a New York, Tesler ha studiato informatica nel prestigioso ateneo di Stanford e dopo la laurea iniziò a impegnarsi sulla ricerca sull’intelligenza artificiale, ben prima che diventasse il tema supermodaiolo e superchiacchierato di oggi. Non solo: finì per prendere posizioni molto forti anche nei movimenti di contestazione contro la guerra e contro le grandi corporation, con i colossi dell’epoca, e di oggi, come Ibm al centro delle rivendicazioni. Ironia della sorte, nel 1973 finì a lavorarci, in uno di quei giganti. Anzi, in quello che all’epoca era il cuore dell’innovazione della Silicon Valley: il Palo Alto Research Center della Xerox, in California, dove sarebbe rimasto fino al 1980. Per capirci, lì al Parc venne sviluppata l’interfaccia grafica basata sul mouse che tutti utilizziamo, anche se al posto del mouse usiamo le dita. Proprio in quegli anni Tesler, insieme al collega Tim Mott, mise in piedi un word processor, cioè un programma per i testi, battezzato Gypsy: proprio in quel contesto fecero il loro esordio i termini “taglia”, “copia” e “incolla” rispetto ai comandi necessari per rimuovere, duplicare e riposizionare frammenti di testo nei documenti. Era nata la cultura del “cut & paste”, quel fenomeno che oggi ci porta, anche nel lavoro originale, a trafficare con pezzi di contenuti, a rimontarli, a modificare i nostri, in una rapidissima versatilità che diamo per scontata ma che, appunto, è sbocciata in quel periodo.
Dallo Xerox Park a Cupertino
Nel 1980 Tesler passò alla Apple Computer – era la Mela dei primi, scoppiettanti “giorni selvaggi” – dove sarebbe rimasto per 17 anni, fino al 1997, diventando vicepresidente per AppleNet, una società in-house per il networking poi chiusa, e perfino Chief Scientist del gruppo. La posizione che per una fase fu occupata dal cofondatore Steve Wozniak. Solo per dire che se non lo conosciamo la colpa non è sua, ma nostra. Oltre al suo contributo in alcuni dei prodotti più importanti di Cupertino come l’Apple Lisa o il Macintosh – e pure ai famosi flop come il pad Newton, precursore dello smartphone – Tesler avrebbe proseguito per tutta la sua vita a studiare soluzioni sempre più semplici e lineari per migliorare l’esperienza dell’utente e le interfacce con cui aveva a che fare, sostenendo per esempio il movimento del “modeless computing”, che consiste nel mantenere le azioni dell’utente sempre valide attraverso i vari ambienti e le diverse applicazioni dei sistemi operativi. Per evitargli di ricominciare da capo e fornire un approccio continuativo e coerente ai “salti” che tutti compiamo fra le differenti funzionalità di macOS o Windows. La logica, come si vede, è sempre quella del “cut & paste” e dell’immediatezza d’uso. Impossibile, insomma, che Steve Jobs non apprezzasse.
E infatti è curioso anche il suo passaggio alla Mela: nel 1979, l’anno prima del suo ingresso in Apple, fu proprio lui a guidare Jobs in un tour allo Xerox Parc, nel quale il vulcanico fondatore di Cupertino rimase impressionato dai diversi sistemi messi a punto per interfacciarsi al meglio con i personal computer: icone, finestre, cartelle, mouse, menu pop-up, reti Ethernet, editor per i testi e giochi. Anche i concetti di “taglia, copia e incolla” furono parte di quel giro. “Siete seduti su una miniera d’oro – proruppe Jobs – perché non implementate queste tecnologie in qualche prodotto?”. Quella, in effetti, fu una delle lacune del Parc: il passaggio dalle ricerche ai prodotti industriali. Come risultato, comunque, il fondatore della Mela strappò Tesler alla Xerox, mettendolo a capo del progetto Lisa per quanto riguardava le applicazioni.
Il focus sui più piccoli
Dopo aver lasciato Apple, Tesler avrebbe dato vita a una società propria, Stagecast Software, che – di nuovo – avrebbe proseguito su questo continuo fronte di interesse. Guardando però ai bambini: Stagecast, infatti, sviluppava applicazioni per rendere più accessibile la programmazione ai più piccoli. Un ultimo salto nel 2001 ad Amazon, dove sarebbe diventato vicepresidente per lo shopping, e a Yahoo nel 2005, dove guidò l’unità per il design e la user experience, e socio nel 2008 di 23andMe per poi darsi solo alla consulenza.
Repubblica.it