In una commedia di Emilia Costantini la favolosa avventura dei De Filippo
(di Cesare Lanza per Il Quotidiano del Sud) Titina De Filippo, vero nome Annunziata (Napoli, 27 marzo 1898 –Roma, 26 dicembre 1963). Eduardo De Filippo (24 maggio 1900, Chiaia, quartiere di Napoli – Roma,31 ottobre 1984). Peppino De Filippo (Napoli, 24 agosto 1903, Roma 27 maggio 1980). All’Off Theatre di Roma in scena “I De Filippo. La commedia della loro vita” di Emilia Costantini. Stefania Ulivi ha scritto sul Corriere della Sera: «Titina, Eduardo, Peppino. Tre fratelli, un cognome leggendario: De Filippo. La dinastia più importante del teatro italiano, che ha lasciato un’eredità artistica sterminata ma, dopo la scomparsa di Luca, figlio Eduardo, nel 2015, e di Luigi, figlio di Peppino, nel 2018, è rimasta senza eredi diretti. Non c’è più nessuno, in palcoscenico, che si chiami De Fi
lippo. I tre saranno riportati in scena all’Off Theatre di Roma nello spettacolo I De Filippo. La commedia della loro vita, scritto da Emilia Costantini e diretto da Giuseppe Miale di Mauro. A tre giovani attori della compagnia Nest (Napoli Est Teatro), Francesco Di Leva, Adriano Pantaleo e Luana Pantaleo, l’onore (e onere) di interpretarli. Accanto a loro Giuseppe Gaudino, un giornalista che li ha richiamati dall’aldilà in teatro per recitare, attraverso un’intervista immaginaria, la “commedia della loro vita”. In scena anche due musicisti: Mariano Bellopede al pianoforte e la cantante Francesca Colapietro, che interpreta canzoni originali tratte dalle poesie di Eduardo. «Si tratta del primo omaggio teatrale ai De Filippo, per ora in forma di reading – spiega Di Leva (Antonio Barracano nelle due
versioni, a teatro e al cinema, de Il sindaco del rione sanità di Martone). Noi tre ci raccontiamo rispondendo alle domande del giornalista, più interessato alle nostre dinamiche familiari che al nostro lavoro». Dinamiche complesse e dolorose: Eduardo e Peppino lacerati fino alla fine, con Titina in veste di mediatrice. Un ipotetico contraddittorio, dove sono indotti a spiegare i motivi delle reciproche chiusure e improvvise generose aperture, liti e riappacificazioni, amori e disaccordi.
IL PADRE EDUARDO SCARPETTA E I DOLOROSI DISSIDI FAMILIARI
Dissidi artistici (“Eduardo non perdonava a Peppino la voglia di fare teatro umoristico”), ma non solo. «Un conflitto familiare, nato dalla loro storia complicata. Chiamavano zio quello che scoprirono essere il loro padre,
Eduardo Scarpetta. Prese con sé Eduardo, ma Peppino fu lasciato con la zia, e ne soffrì». Un’occasione per scavare oltre l’immagine pubblica anche per gli interpreti. «Scoprire gli esseri umani dietro i testi, al di là della leggenda, è un dono prezioso», continua Di Leva. Per ogni attore partenopeo, si sa, Eduardo è il canone. «Un classico come Shakespeare. Ma proprio noi napoletani non ne abbiamo favorito a sufficienza la diffusione. Bisogna esaltarne la modernità. Se trasferisci Napoli milionaria a Bagdad o Aleppo, non perde nulla della sua forza». Non fare un monumento dei De Filippo, insomma. «Sì, appropriarsene senza paura e regalarli alle nuove generazioni. Per noi attori più giovani può essere più facile. Per il personaggio del Sindaco, per dire, tutti mi chiedevano se temessi il confronto. Non ho guardato i video dello spettacolo con Eduardo: questo mi ha reso più libero. E così noi stiamo affrontando questo testo, senza paura, un po’ sfrontati… La nostra forza nasce anche dall’atto che fece Luca quando ci concesse, a noi del Nest, compagnia giovane, i diritti del Sindaco. Con lui avevo lavorato, con la regia di Carolina Rosi. E conosco il figlio Tommaso.Verrà a vedere la nostra messa in scena, uno stimolo in più».