Banco Bpm ha archiviato il 2019 con un utile di 797 milioni di euro, a fronte della perdita di 59,5 milioni accusata nell’anno precedente. L’istituto staccherà un dividendo pari a 0,08 euro per azione (rendimento del 4,1%), la sua prima cedola dalla fusione tra Bpm e Banco Popolare. La banca sottolinea l’importante rafforzamento del Cet1 ratio phased-in e del Cet1 fully loaded che a fine 2019 si attestano rispettivamente al 14,6% e al 12,8% (erano al 12,1% e al 10% nel 2018. La scelta di distribuire il dividendo, commenta una nota dell’istituto, è stata presa grazie alla “redditività espressa dal gruppo, unitamente alla forte posizione patrimoniale raggiunta” che consentono la scelta nel pieno rispetto delle linee guida emanate dalla Bce. I risultati del 2019 sono stati raggiunti “in parallelo al prosieguo dell’attività di derisking, quest’ultima riflessa nell’ulteriore calo del Npe ratio netto al 5,2% (era 6,5% a fine 2018) e conseguentemente nella forte riduzione del costo del credito (73 bp rispetto ai 184 bp del dicembre 2018)”. Sul fronte dei ricavi frena il margine di interesse che cala del 12,9%, a causa del minor effetto contabile derivante per lo più dalle operazioni di cessione di sofferenze dello scorso esercizio che hanno però contribuito positivamente alla discesa del costo del rischio. Torna il dividendo per gli azionisti di Banco Bpm: l’istituto ha chiuso il 2019 con un utile netto consolidato di 797 milioni di euro, che si confronta con una perdita di 59 milioni dell’esercizio 2018. La redditività complessiva del Gruppo si è attestata a 1,324 miliardi di euro. All’assemblea dei soci verrà proposto un importo di 8 centesimi per azione, pari a un rendimento del 4,1%. La scelta di distribuire il dividendo, commenta una nota dell’istituto, è stata presa grazie alla “redditività espressa dal gruppo, unitamente alla forte posizione patrimoniale raggiunta” che consentono la scelta nel pieno rispetto delle linee guida emanate dalla Bce. I risultati del 2019 sono stati raggiunti “in parallelo al prosieguo dell’attività di derisking, quest’ultima riflessa nell’ulteriore calo del Npe ratio netto al 5,2% (era 6,5% a fine 2018) e conseguentemente nella forte riduzione del costo del credito (73 bp rispetto ai 184 bp del dicembre 2018)”. Sul fronte dei ricavi frena il margine di interesse che cala del 12,9%, a causa del minor effetto contabile derivante per lo più dalle operazioni di cessione di sofferenze dello scorso esercizio che hanno però contribuito positivamente alla discesa del costo del rischio.
Fideuram ha chiuso il 2019 con un utile netto a 906 milioni (+9%), con un risultato che segna il nuovo massimo storico per l’azienda. Le masse amministrate che arrivano a 242,7 miliardi grazie a una raccolta netta di 10,9 miliardi (+7%) e una raccolta netta di risparmio gestito a 4,6 miliardi (3,6 miliardi nel 2018, +28%). “Nel corso del 2019 abbiamo ottenuto i migliori risultati mai conseguiti da Fideuram – Intesa Sanpaolo Private Banking: un utile netto di 906 milioni ed un totale di masse amministrate pari a 242,7 miliardi che, insieme ad una raccolta netta di 10,9 miliardi, confermano l’eccellente qualità del lavoro svolto ogni giorno da private banker, manager, personale di sede e delle società controllate”, ha commentato l’ad Paolo Molesini. “I fondamentali economici e finanziari confermano, ancora una volta, le solide basi del nostro Gruppo, orientato da tempo anche verso nuove direttrici di sviluppo, come i mercati privati, il business internazionale ed i nuovi strumenti di gestione”, ha concluso.
Sia avvia il processo di quotazione a Piazza Affari. Il cda del gruppo riunitosi oggi sotto la presidenza di Federico Lovadina, ha deliberato l’avvio del processo finalizzato alla quotazione delle azioni ordinarie della società sul Mercato Telematico Azionario di Borsa Italiana, che si prevede possa avvenire entro l’estate 2020. Nel corso della medesima riunione, il Consiglio di Amministrazione di SIA ha altresì approvato il Piano Strategico 2020-2022 che, grazie al supporto e alla piena fiducia degli azionisti, punta a consolidare il posizionamento della società a livello internazionale diventando il player di riferimento nel settore dei pagamenti digitali.
In Abruzzo sono state 8 mila le imprese che nel 2018 hanno investito in tecnologie green e a basso impatto ambientale. L’ha segnalato il presidente di Confindustria Abruzzo, Marco Fracassi, durante la ‘Innovazione, Sviluppo, Ricostruzione: il futuro delle aree interne’. “La propensione alla green economy, ancora al di sotto della media nazionale, rappresenta una delle chiavi di volta per lo sviluppo dell’Abruzzo, delle aree interne e del territorio colpito dal sisma”, ha osservato Fracassi, “assieme al turismo, alle infrastrutture, ad un progetto di marketing territoriale che punti sulla sinergia con il mondo accademico e a politiche di sviluppo industriale che guardino con attenzione ai cambiamenti tecnologici nel contesto di Industria 4.0”.
Per vincere le sfide della nostra società “non ci dev’essere ‘anti’, questo è il terreno su cui bisogna secondo me cercare di procedere”. Parola dell’ex presidente della Regione Toscana, Vannino Chiti, alla presentazione del suo libro ‘Le religioni e le sfide del Futuro’, nella sala del Gonfalone del Consiglio regionale della Toscana. Assicurare la dignità di tutti, l’ecologia e la lotta alla guerra sono, per Chiti, le principali sfide a cui siamo chiamati.
“Io sono convinto che queste sfide sono alla nostra portata, cioè si possono affrontare e risolvere positivamente e non ci dev’essere pessimismo; e che per farlo ci vuole il dialogo, il rispetto reciproco e la conoscenza reciproca”, sostiene l’ex presidente. “Ci vuole la capacità di dare questo contributo da parte di tutti: delle fedi religiose e delle culture che non sono religiose”.
Per il presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani, “Vannino Chiti si è cimentato in un libro su religione e le sfide del futuro, un libro che affronta con grande rilevanza e approfondimento il tema di mettere in comune valori e spirito di ricerca interiore per offrire delle risposte tramite la religione”. Alla presentazione sono intervenuti anche l’imam di Firenze, Izzedin Elzir; don Giovanni Momigli, direttore dell’ufficio diocesano di pastorale sociale della diocesi di Firenze, e Rav Gad Piperno, Rabbino di Firenze.