LUCIA AZZOLINA, MINISTRA DEGLI ORRORI ALL’ISTRUZIONE
(di Cesare Lanza per Il Quotidiano del Sud) Lucia Azzolina (Siracusa, 25 agosto 1982): ecco tutti gli orrori della ministra all’Istruzione tra grammatica e punteggiatura. «Signorina, veniamo noi con questa mia addirvi una parola che, scusate se sono poche, ma settecentomila lire punto e virgola noi ci fanno specie che questanno c’è stato una grande moria delle vacche, come voi ben sapete! Punto! Due punti! Ma sì, fai vedere che abbondiamo. Abbondandis in abbondandum». È stato un modello inarrivabile, la lettera scritta da Totò e Peppino in un film indimenticabile. Ma c’è chi gli ci si avvicina molto, Lucia Azzolina, membro dei 5Stelle, ministro dell’Istruzione. Ha copiato ampi passaggi della sua tesi di abilitazione all’insegnamento, nonché alcuni brani delle sue due tesi di laurea. Tuttavia, leggendo come scrive quando non copia, non sai se sia peggio il plagio o lo scempio; cioè, se sia più riprovevole riprendere scritti altrui senza citarli o viceversa usare farina del proprio sacco, abbondando in orrori grammaticali, mostruosità sintattiche, apostrofi, accenti e virgole distribuiti ad capocchiam e parole fuori luogo o senza senso.
MASSIMO ARCANGELI, LINGUISTA HA SVELATO GLI STRAFALCIONI
Grazie al lavoro di ricerca del linguista Massimo Arcangeli, che aveva già scoperchiato l’affaire copiatura del ministro, si è entrati in possesso della documentazione con tutti gli strafalcioni presenti nelle due tesi della Azzolina…. La prassi più ricorrente del ministro, allora studentessa, si potrebbe definire “la svirgolata”, ossia l’utilizzo sballato delle virgole, messe in luoghi impropri, spesso sparse a pioggia, forse in nome del motto di Totò «fai vedere che abbondiamo»… Si badi bene, non si tratta di refusi perché sono errori sistematici che si ripresentano puntualmente. Un’altra pratica frequente nella scrittura di Azzolina è la mancata concordanza di persona tra sostantivo e verbo: se il primo è singolare, il secondo, chissà perché, diventa plurale. Diamo un’occhiata qui:«La violenza delle sue opinioni religiose e politiche preoccuparono sempre più i suoi protettori ed amici», «Lo scambio di opinioni tra Rousseau e Voltaire rappresentano l’esempio», «La saggezza delle leggi e dell’autrice della legge sono rilevabili dalla permanenza delle leggi».
UN DIZIONARIO AGGIORNATO CON LE PAROLE INVENTATE
Regola imprescindibile suggerita dal Nuovo Dizionario Aggiornato Azzolina è anche lo scrivere il «sì» avverbio e il «dà» verbo senza accento. Vedere per credere: «Vivere in tal modo, cioè con continue paure, non da neanche la possibilità di sviluppare seriamente un lavoro», «Egli grida il nome di Dio per far si che la scossa sia più forte». La parte più divertente riguarda le parole inventate di sana pianta, neologismi azzoliniani quali «sottoforma» e «riassuntato», o espressioni dall’effetto comico come «Aveva perso gli amici, pensava che fra questi si ardisse una congiura contro di lui». Ma dove forse la Azzolina dà il meglio di sé è nell’uso dei modi verbali, in cui affiora la malattia comune a molti suoi colleghi di partito, la “congiuntivite”.
LA “CONGIUNTIVITE” DILAGA E VIEN VOGLIA DI DIRE BASTA
In alcuni casi il congiuntivo scompare a favore dell’indicativo: «Voltaire riteneva che Rousseau non seppe sfruttare il talento del suo intelletto» (con tanti saluti a «sapesse»); in altri, a vantaggio del condizionale: «Rousseau sostenne che certe morti premature potessero essere benefiche laddove avrebbero colpito senza che gli uomini se ne fossero accorti»… Viene voglia di gridare basta. Infatti la finiamo qui, non prima però di aver sentito il parere del prof. Arcangeli. «Sono testi imbarazzanti», dice. «Raramente mi capita di vedere fenomeni a questi livelli nelle tesi dei miei studenti. Quello che mi ha sconcertato di più è l’uso terrificante dei segni di interpunzione, privi di qualsiasi ratio alla base. Certo, in questo caso bisogna anche considerare le responsabilità dei prof che, almeno per la magistrale, avrebbero dovuto controllare i testi e invece, con leggerezza, hanno consentito ad Azzolina di laurearsi con lavori scritti in quel modo».
RICORDANDO VALERIA FEDELI VOGLIAMO LANCIARE UN TEST?
Il discorso si potrebbe estendere anche ad altri ex ministri dell’Istruzione, si pensi solo agli svarioni di Valeria Fedeli.«Ricorrendo a una boutade», continua Arcangeli, «lancerei l’idea di sottoporre i candidati alla poltrona di quel ministero a un test preventivo di lingua italiana. Personalmente però trovo ancora più grave che la Azzolina abbia ripreso interi passaggi della sua tesi di abilitazione all’insegnamento da testi specialistici senza citarli in bibliografia. Mi chiedo: se dovesse parlare agli studenti di una scuola superiore, con che faccia potrebbe spiegare loro come attingere correttamente alle fonti?». Nondimeno l’altro giorno il ministro ha detto fieramente di sé: «Nella mia vita ho sempre studiato e ha funzionato bene». A leggere le sue tesi, non si direbbe.Che, ne pensasse, di questo, Lucia, Azzolina? (testo di Gianluca Veneziani).