Crescere un figlio costa.
Negli ultimi tre anni, circa 210.000 famiglie hanno chiesto un prestito per sostenere le spese legate alla gravidanza o al primo anno di vita del figlio. Forse è anche per questo che l’Italia è uno dei Paesi con il più basso tasso di natalità al mondo. Secondo l’indagine realizzata da mUp Research e Norstat per Facile.it che ha preso in considerazione un campione rappresentativo della popolazione italiana con figli di età compresa fra 0 e 3 anni, le spese iniziano a cominciare dalla gravidanza. Per le sole spese «ordinarie», che includono visite, analisi, farmaci, abbigliamento, culla e tutto il necessario in vista dell’arrivo del bambino – in media si spendono 3.411 euro per il primo il primo figlio e 2.754 euro dal secondo in poi. La prima gravidanza, insomma, pare costare il 24% in più.
Sono dunque importi sufficienti a mettere in difficoltà molte famiglie se si considera che per il 52,6% dei rispondenti risparmi e contributi statali non sono stati sufficienti e pertanto si è fatto ricorso all’aiuto di terzi.
Nella maggior parte dei casi sono stati i nonni a saldare il conto (43,5%), ma sono molte, circa 125.000, le famiglie che hanno chiesto un prestito già durante i nove mesi della gravidanza. In particolare, nel 5,2% dei casi il prestito è stato chiesto ad un familiare, mentre nel 3,4% a una società di credito. A livello territoriale, la tendenza a chiedere un prestito è maggiore nelle regioni del Meridione, più bassa tra le famiglie del Nord Est.
E la platea di chi ha fatto ricorso a un finanziamento potrebbe essere ben più ampia se, oltre a quelle ordinarie, si considerano anche le spese straordinarie che spesso si affrontano in vista dell’arrivo del figlio. La più ricorrente è l’acquisto di una nuova auto (22,3%), ma c’è anche chi ha ristrutturato casa (12,4%), chi ne ha comprata (9,3%) o affittata (7,4%) una più grande o più comoda.
Dall’indagine è emerso che anche il primo anno di vista di un neonato comporta molti costi da affrontare. Tra pannolini, pappe, vestitini, visite e altri beni, il conto totale arriva, in media, a 3.577 euro per il primo figlio (poco meno, 2.811 euro, dal secondo in poi). Anche in questo caso sono molti, quasi il 40% dei rispondenti, coloro che hanno dichiarato di aver fatto fronte a tali costi ricorrendo a terzi. Ancora una volta, spesso sono stati i nonni o i familiari stretti a sostenere le spese di tasca propria (29,1%), mentre sono circa 155.000 le famiglie che hanno chiesto un prestito (9,8%), suddivise tra coloro che si sono rivolte ad un familiare (6,2%) o a una società di credito (4,6%). In questo caso si fa maggiore ricorso al prestito nelle regioni del Centro Italia e, ancora, al Sud; diminuiscono, invece, coloro che sostengono spese straordinarie dopo l’arrivo del figlio: solo il 16% ha cambiato l’auto, il 10,1% ha ristrutturato casa o, l’8,7%, ne ha acquistata una.
Infine la ricerca ha sottolineato l’emergenza asili nido. Se già nel biennio 2016 – 2017 l’Istat evidenziava come i posti disponibili negli asili nido fossero sufficienti solo per coprire il meno del 25% del potenziale bacino d’utenza, l’indagine condotta da mUp Research e Norstat per Facile.it ha concluso che nel 2019 meno di 1 famiglia su 3 ha avuto accesso ad una struttura pubblica. Per ovviare a ciò, circa il 40% delle famiglie ha fatto ricorso a una soluzione a pagamento: il 31,7% ha iscritto il figlio ad un nido privato, il 12,5% ha scelto una babysitter per accudire i piccoli in assenza dei genitori. Considerevoli i costi: per il nido privato nel 2019 gli italiani hanno speso, in media, 531 euro al mese. Gli importi variano sensibilmente da regione a regione, in una forbice compresa tra i 639 euro mensili rilevati nelle regioni del Nord Ovest e i 430 euro/mese nel Meridione.
Per far fronte a queste spese l’8,5% degli intervistati, pari a oltre 41mila famiglie, ha chiesto un prestito a familiari o società di credito, percentuale che raggiunge il 15% nelle regioni del Nord ovest, dove i costi sono nettamente più alti.
Di poco inferiore la spesa affrontata da chi ha scelto la babysitter; nel 2019 le famiglie italiane che hanno utilizzato questo servizio hanno pagato, in media, 464 euro al mese.
Il Messaggero