Il daltonico dagli occhi di ghiaccio inseguito dai demoni del sesso omo
Scampato alla seconda guerra per i problemi visivi, cercò invano l’approvazione paterna nella recitazione. Diventò il più pagato di Hollywood ma fu perseguitato dai gossip sui flirt con mostri sacri come Dean e Brando
(di Cesare Lanza per LaVerità) I media lo descrivono come il marito perfetto, ma dietro questa maschera si celava un donnaiolo, anche bisessuale. Intrecciava relazioni intime con big di Hollywood come Marion Brando e James Dean. Una delle sue scappatelle ha avuto gravi conseguenze anche sul figlio, che già provato da alcolismo e tossicodipendenza – si suicidò. Newman, alcolista, aveva avuto un brutto rapporto con il padre e a sua volta è stato un padre non esemplare. Quando la giovanile passione di Paul per la recitazione si sta trasformando nella decisione di impegnarsi nel teatro, il padre (fiuto per gli affari e cinico realismo) gli dice di considerare il teatro niente di più che un «osservare le stelle». Il giudizio paterno lacera nel profondo Paul, che rimarrà tutta la vita ammirato dell’intelligenza letteraria del genitore, dei suoi alti standard morali, del suo gentile senso dell’umorismo, della sua diligenza e reputazione impeccabile di uomo integro ed onesto. E però perseguitato dal fallimento di non essere mai riuscito ad avere un vero dialogo, angosciato per le silenziose distanze, per la freddezza del padre (che scambia per disapprovazione perenne), anche se, in seguito, lui stesso, Paul, col tempo diventerà un uomo taciturno, parsimonioso e poco eccentrico. Nonostante i due matrimoni, il primo con Jacqueline E. Witte dalla quale ebbe tre figli: Scott Allan (1950-1978), Susan Rendali (1953) e Stephanie (1954) e il secondo con l’attrice Joanne Woodward dalla quale ebbe tre figlie: Elinor Teresa Melissa Stewart (1961), e Claire Olivia (1965), Paul Newman celava una vita privata che lo allontanava dall’immagine di marito e uomo perfetto che invece ostentava. «Paul scopa praticamente tutto quello che si muove», sosteneva un compagno di Newman all’Actor’s studio.
Nemmeno la stampa pruriginosa degli anni Sessanta (che aveva pizzicato le tendenze gay di Marion Brando, James Dean, Montgomery Clift e molti altri), aveva intaccato la fama di sciupafemmine del granitico Paul. Però una recente biografia dell’attore, scritta da Darwin Porter e intitolata The man behind the Baby Blues, svela i segreti gay del divo. Secondo Porter, quando arriva a Hollywood Newman non è un novellino dei rapporti gay, ma è nella mecca del cinema che intreccia vere e proprie relazioni con le più grandi star di quegli anni. La prima è quella con Brando. «La prima volta che l’ho visto in scena», confida Paul a Geraldine Page, «sono rimasto stregato». Newman aspetta Brando davanti al teatro e si precipita a fargli i complimenti: «Sono anch’io un attore, ma non riesco a esprimere il mio sex appeal», gli dice. La risposta di Marion è da Manuale Stanislavskij della virilità: «Per riuscirci devi recitare col cazzo e le palle». Da lì, il passo è breve: uno dice una cosa del tipo «dai che ti porto a fare un giro in moto» e il giorno dopo tutti sanno della notte di sesso tra i due attori. Poco dopo però è il rude Brando a troncare la storia, dicendo: «Newman mi assomiglia talmente che è come se avessi scopato me stesso. E poi è troppo sentimentale, lui degli uomini s’innamora». Newman conosce poi il giovane James Dean, e come tutti è irresistibilmente attratto dal ragazzo ribelle, anche se il clima di «caccia alle streghe» che serpeggia a Hollywood lo intimorisce. Alla morte di Dean, Paul inizia a frequentare un suo ex amante. Sal Mineo. 0 meglio, frequenta Mineo nei momenti liberi, che sono pochi dato che nello stesso periodo sta flirtando con Steve McQueen, ma anche con Joan Crawford, Judy Garland, Lana Turner, Susan Hayward, Grace Kelly, Rita Hayworth, sta divorziando da Jackie Witt, sta per sposare Joanne Woodward, accompagna Tyrone Power nelle sue ammucchiate bisex e Frank Sinatra nelle sue ammucchiate etero. («Non sarai mica frocio? Girano strane voci su di te», gli chiede un giorno Sinatra. Lui nega). Negli anni Settanta, Paul rallentò il ritmo: s’invaghì solo di Robert Wagner ed ebbe una storia con John Derek, finito da ragazzo anche nelle grinfie dell’insospettabile Spencer Tracy. Solo le sue passioni per Robert Redford (Butch Cassidy) e Tom Cruise (Il colore dei soldi) sono rimaste platoniche. Lo conferma anche Cai Culver, pornostar gay: «Sono certo di essere stato l’ultimo uomo con cui Paul abbia fatto l’amore, alla fine degli anni Settanta. Aveva superato i cinquanta e vi assicuro che non veleggiava più col vento in poppa».
Avrebbe forse vissuto serenamente la sua bisessualità, Paul, se non avesse avuto la sua star, quel Sal Mineo che pretendeva un rapporto esclusivo. Newman andò in tilt e lo abbandonò. Il giovane attore si tagliò le vene, fu salvato per miracolo. Folle di gelosia, colpì Paul nell’unico punto debole, il figlio Scott. Ribelle, tossicodipendente, alcolista, bisex, Scott Newman era in rotta di collisione con il padre. Nel cuore della notte Mineo chiamò Paul: «Sto scopando tuo figlio», gli disse. Newman cercò di mantenere la calma, fece il possibile per recuperare un rapporto con Scott. Una volta lo trovò in condizioni pietose al Ramada Inn di Beverly Hills. Decise di dormire da lui. Scott cominciò ad accusarlo: «Sei un frocio, un rovina famiglie, hai lasciato noi tre e nostra madre a marcire in un letamaio di San Fernando Valley, mentre tu e Joanne ve la spassate in una villa». Ci fu una colluttazione, in cui Scott cercò di violentare suo padre. Di fronte agli occhi di ghiaccio di Paul, il ragazzo rimase disarmato e si arrese. «Non sei neanche abbastanza uomo da finire lo schifo che hai cominciato», gli disse il padre, andandosene. Non capì che era l’ultimo, disperato gesto d’amore di un figlio negletto. Scott morì suicida a ventotto anni, nel 1978. Certamente si uccise per punire la negligenza di suo padre. Lo afferma un’altra biografia sulla star americana, scritta da Lawrence Quirk. Scott Newman, l’unico figlio maschio di Paul, aveva 28 anni quando fu trovato morto. Il decesso del giovane, avvenuto nel novembre del 1978, è sempre stato attribuito ad una overdose accidentale provocata da un micidiale mix di alcol, farmaci e cocaina. Lawrence Quirk afferma che Scott era depresso perché la sua carriera di attore si stava dimostrando un fallimento e perché sentiva la totale assenza di un sostegno da parte del suo famoso padre. Alcolizzato e donnaiolo: una biografia non autorizzata di Newman manda in frantumi l’immagine di star fedele ed equilibrata. Secondo il New York Post, la biografia di Shawn Levy, Paul Newman: a Life, portrays the late actor as afunctioning alcoholic descrive un attore, che «con un apribottiglie costantemente appeso con una catenina al collo», scolava «una birra dietro l’altra, una cassa e più al giorno». Il libro racconta di come l’attore bevesse continuamente sul set, nel suo ufficio, alle feste, durante le interviste, quando si rilassava dopo cena.
Di sé Paul ha detto: «Quando giungerà il momento salirò sulla mia fiammante Ferrari numero 82 che mi portò tante volte sul podio, filerò dritto alla volta celeste dove troverò i colleghi del mondo della celluloide e dozzine di compagni di ventura del pianeta dei motori, la mia più grande passione». «So che il mio corpo ha bisogno di tremila calorie giornaliere e non gliene fornisco una di più: distribuendo le tremila tra mille di cibo e duemila di latte o di birra… ». (Newman intervistato da Oriana Fallaci). Era nato il 26 gennaio 1925, a Shaker Heights, Ohio. Mori il 26 settembre 2008, a Westport, Connecticut. Visse in un elegante sobborgo vicino a Cleveland. I suoi genitori erano americani della seconda generazione: suo padre proveniva da una famiglia ebraico tedesca, sua madre da una famiglia ungherese di fede cattolica. Nel 1943 il giovane Paul, che ha già acquisito qualche esperienza di recitazione in alcune compagnie teatrali dell’Illinois e del Wisconsin, decide di arruolarsiin Marina, ma a causa del suo daltonismo non può ambire alla prima linea e deve accontentarsi di un ruolo amministrativo, impegnato nei collegamenti radio con l’aviazione. Finita la guerra conclude l’università, si laurea in Scienze nel 1949, anno del suo primo e fallimentare matrimonio con Jackie Witte, dalla quale avrà tre figli. Nello stesso anno perde suo padre e rileva, gestendolo compatibilmente con gli impegni universitari, il negozio di articoli sportivi di proprietà della sua famiglia. Nel 1951 lascia il negozio a suo fratello per iscriversi alla Yale School of Drama, una scuola di recitazione che frequenterà solo per un anno, anche su suggerimento dei suoi stessi insegnanti, prima di tentare la fortuna come attore a New York. Il vero battesimo da attore lo ha con la versione teatrale del film Picnic: viene notato dalla Warner Bros, che decide di lanciarlo nel mondo del cinema, ma con un contratto iniziale di soli 17.500 dollari a film. Le donne stravedono per lui, soprattutto per i suoi bellissimi occhi azzurri, ma dietro alla bellezza c’è anche una bravura e una sensibilità prodigiose, che insieme alla sua naturale autoironia danno vita a personaggi autentici, nei quali si riconosce la gente comune. Tra la fine degli anni Cinquanta e la metà degli anni Settanta è protagonista di alcuni fra i più grandi successi di Hollywood (La gatta sul tetto che scotta, Exodus, Lo spaccone, Hud il selvaggio, Intrigo a Stoccolma, Il sipario strappato, Nick mano fredda, Butch Cassidy, La stangata, L’inferno di cristallo). Il suo cachet è già salito a 750.000 dollari più le percentuali sugli incassi. Nel 1978, anno in cui muore per overdose Scott, il suo unico figlio maschio, viene consacrato da Newsweek come la star più pagata di Hollywood (3 milioni di dollari a film). Sempre nel 1978, grazie al suo grande impegno per la difesa dei diritti civili, viene nominato delegato alla conferenza delle Nazioni Unite sul disarmo. Dopo sette nominations, nel 1986 vince un Oscar onorario «per le sue molte e memorabili interpretazioni sullo schermo, per la sua integrità personale e per la sua dedizione all’arte». L’anno successivo viene premiato con l’Oscar come miglior attore protagonista per la sua interpretazione nel film di Martin Scorsese, Il colore dei soldi, in cui divide la scena con Tom Cruise. Il 26 settembre 2008 muore ad 83 anni nella sua casa di Westport (Connecticut), stremato da un cancro ai polmoni.