E se la famigerata volatilità dei bitcoin dipendesse anche dal crimine? Non quello di strada che continua a preferire il caro, vecchio contante. Ma quello informatico di hacker e simili. Ad affermarlo sono vari esperti di sicurezza, secondo i quali a far salire le quotazioni della madre di tutte le criptovalute non ci sarebbero solo i giochi degli speculatori, la politica e le innovazioni della blockchain, ma anche i famigerati virus ramsonware.
Rapimenti digitali. Per chi non lo sapesse, i ramsonware sono malware che si impossessano di un computer, crittografando tutti i file che contiene. La vittima per riottenere l’accesso all’hard disk deve così pagare un riscatto, il cui costo può anche arrivare a centinaia di migliaia di euro se a essere presi di mira sono i computer di grandi società e enti pubblici, come i 10 ospedali americani e australiani presi di mira lo scorso ottobre. Che c’entra questo con la quotazione dei bitcoin? Semplice: la cifra chiesta dai “rapitori” viene solitamente pagata in criptovaluta e quella criptovaluta è quasi sempre il Bitcoin.Secondo la Coveware, società specializzata nel recupero dei dati dei computer infettati dai ramsonware, nel primo trimestre del 2019 il 98 percento dei riscatti di computer colpiti dai ramsonware è stato pagato in bitcoin. Cifra che trova d’accordo anche gli esperti della Emisoft, altra società che opera nel campo della sicurezza informatica.
Bitcoin. Secondo gli esperti, il bitcoin è la valuta preferita dagli hacker per tre motivi.
- Primo, garantisce una riservatezza che qualsiasi altro mezzo di pagamento non offre. Anche se il bitcoin non è affatto anonimo come si crede, e negli ultimi anni sono stati sviluppati software in grado di tracciare le transazioni sulla blockchain, chi non è esperto difficilmente potrà risalire all’identità di un bitcoiner.
- In secondo luogo è facile procurarsene: può essere acquistato tramite un’exchange, con carta di credito o bonifico bancario. Esistono anche veri e propri bancomat dove, previa registrazione, si possono cambiare gli euro in bitcoin e, per chi agisce nell’ombra, non mancano i siti che permettono trattative tra privati (metodo meno sicuro).
- Infine, ogni transazione in bitcoin è rapidamente verificabile: il fatto che sia documentata pubblicamente nella blockchain fa sì che i criminali informatici possano verificare all’istante che il pagamento è stato realmente effettuato.
Ecco perché chi si nasconde dietro i ramsonware non apprezzerebbe altra valuta all’infuori del bitcoin.
Riscatti. Le forze dell’ordine in realtà sconsigliano quasi sempre di pagare i riscatti. Non solo non esiste alcuna garanzia che una volta pagato, si potranno recuperare correttamente i propri file, ma cedere al ricatto perpetua anche il ciclo dei virus ransomware: negli ambienti criminali si diffonde l’idea che gli attacchi di questo tipo sono redditizi e questo non fa che farli aumentare. Nonostante ciò, ben il 45 percento delle organizzazioni colpite da ransomware sceglie di pagare il riscatto, in bitcoin, facendone così aumentare la domanda. E, visto che secondo i principi dell’economia, maggiore è la domanda di mercato per bitcoin, maggiore sarà il suo valore.
Domanda-offerta. A onor del vero, va detto che i riscatti dei computer colpiti da ramsonware rappresentano solo una percentuale molto piccola del volume di scambi giornalieri dei bitcoin, che si aggirano attorno ai 15 miliardi di euro (dato al 15 dicembre 2019, nda). Ma secondo Edward Cartwright, docente di economia alla De Montfort University (UK), l’input che i ramsonware darebbero al mercato dei bitcoin basterebbe a scatenare un ciclo positivo. «È del tutto plausibile – ha spiegato in un’intervento – che un aumento dei prezzi, anche lieve, possa generare una profezia che si autoavvera di prezzi più alti. Questo può accadere in qualsiasi mercato, ma sembra particolarmente probabile in quello dei bitcoin dove la speculazione e la volatilità sono molto più elevate».Insomma, costringendo le aziende ad acquistare bitcoin per pagare un riscatto, i ransomware farebbero aumentare la domanda di bitcoin contribuendo al volume di trading della criptovaluta. Gli speculatori possono infatti percepire questa insolita attività di acquisto non legata ad alcuna congiuntura economica e politica come una segnale di crescita, e scegliere di investire in Bitcoin, dandogli slancio. E non ci sarebbe neppure bisogno degli attacchi per scatenare questo ciclo: negli Usa dove si registrano circa la metà di tutti gli attacchi con ramsonware, pare che alcune aziende acquistino bitcoin preventivamente per non trovarsi senza, in caso l’hacker si manifesti e non ci sia all’orizzonte un Mr Robot in grado sconfiggerlo.
Eugenio Spagnuolo, Business Insider Italia