Mancano medici specialisti in Pediatria e in altre discipline del settore, una situazione destinata ad aggravarsi nei prossimi anni con il mancato ricambio generazionale, sia negli ospedali sia sui territori. Nei prossimi cinque anni, infatti, a fronte dei 5.289 pediatri che andranno in pensione saranno solo 2.900 i nuovi specialisti. In altre parole, mancheranno all’appello quasi 2.400 pediatri (dati Aspoi-Cimo 2017). E’ una delle criticità contenute nel Libro Bianco realizzato dalla FIARPED, Federazione Italiana delle Associazioni e Società Scientifiche dell’Area Pediatrica, che per la prima volta fotografa lo stato dell’assistenza pediatrica in Italia: dalla neonatologia all’oncoematologia; dall’emergenza-urgenza alle malattie respiratorie e allergiche sino alla neuropsichiatria e alla chirurgia. Il documento è stato presentato oggi al Ministero della Salute, alla presenza del ministro Roberto Speranza, ed è stato realizzato con il contributo di 34 Società Scientifiche e Associazioni che operano nel mondo del bambino e della sua salute. L’assistenza pediatrica in Italia è tra le migliori al mondo – sottolinea il testo – come testimoniano i dati sulla mortalità neonatale e infantile. Ma il settore vive una stagione difficile dovuta principalmente alla progressiva riduzione del numero di specialisti che si occupano di bambini e al conseguente depauperamento di risorse umane nei reparti ospedalieri, nei pronto soccorso, nelle terapie intensive neonatali e sul territorio. A ciò si aggiunge l’aumento dei bambini con patologie croniche e complesse, che necessitano di un’assistenza specialistica e multidisciplinare. E poi il difficile passaggio di questi pazienti dal pediatra al medico dell’adulto con l’emergere di forti diseguaglianze territoriali nell’accesso alle cure. “Il trend è già in atto da alcuni anni e ha comportato inevitabili riorganizzazioni del personale in molte realtà”, spiega il Presidente FIARPED Renato Cutrera. “Inoltre si registra, soprattutto – ma non solo – nelle regioni del Centro-Nord, la tendenza dei pediatri ospedalieri e dei pediatri neo-specialisti a migrare verso le cure primarie con sofferenza dell’assistenza ospedaliera. La conseguenza è che, in molti casi, il bambino oggi viene valutato in prima istanza dal medico dell’adulto, spesso non avvezzo alla specificità pediatrica. Allo stesso tempo, la scarsa disponibilità del numero dei pediatri impedisce l’adeguamento delle prestazioni alla domanda dell’utenza, soprattutto in campo specialistico, con il conseguente riversarsi della gestione dei bambini su pediatri o medici specialisti di altre discipline o sui centri di terzo livello, già oberati da una mole di lavoro difficilmente smaltibile”.