Trent’anni dopo la scomparsa di Leonardo Sciascia, il Teatro Biondo di Palermo e la Fondazione Federico II propongono la Sicilia come metafora, viaggio letterario e teatrale che rende omaggio al pensiero e all’opera del grande scrittore di Racalmuto, esplorando anche il contesto degli autori siciliani suoi contemporanei. Sabato alle 19.30 nella Sala Mattarella di Palazzo dei Normanni e domenica 22 alla stessa ora nella Sala Strehler al Teatro Biondo, Pamela Villoresi e gli allievi della “Scuola dei mestieri dello spettacolo” del Biondo diretta da Emma Dante, interpreteranno alcuni testi letterari e poetici di Sciascia e brani di Consolo, Bufalino, Pirandello, Meli, Buttitta, Vittorini e Quasimodo. Ad accompagnarli, le musiche di Luciano Vavolo eseguite in scena dallo stesso compositore e da Nicola Innocenti. Gli scrittori del Novecento sono un patrimonio letterario, culturale e di idee inestimabile testimoni privilegiati della società civile e politica. Leonardo Sciascia spicca per acutezza di analisi sociale e comprensione dell’animo umano. Libero e indipendente, anticonformista, lucido e spietato critico della società. Il suo impegno civile e la sua immortale attività letteraria si esprimono tra racconto e saggio, inchiesta storica e di attualità, poesia, critica e drammaturgia. Sciascia è stato un empirista eretico, attento osservatore della realtà senza condizionamenti. Conscio del posto centrale che occupa la Sicilia in ogni suo scritto. Nel viaggio antologico proposto il coro è guidato idealmente dallo scrittore di Racalmuto, accompagnato da autori siciliani come Pirandello, Vittorini, Quasimodo, Buttitta, Bufalino e Consolo. Questa non è una commemorazione. Il teatro restituisce un pensiero di Sciascia al presente. Il pungolo della riflessione vive attraverso il pensiero dei poeti messo in scena attraverso il talento degli attori. L’antologia è curata da Michele Di Martino, il coordinamento artistico è di Antonio Silvia, il coordinamento degli allievi di Claudio Zappalà.
“Grandi emozioni – dice Pamela Villoresi, direttore del Teatro Biondo – mi attraversano presentando La Sicilia come metafora: far rivivere le belle parole di Sciascia, ripensare i suoi pensieri, rivedere questa terra attraverso i suoi occhi… a distanza di anni da quel bel progetto, Regalpetra, che ideammo con Michele Abbate per il cuore della Sicilia; declamare i suoi versi con i suoi familiari, i nuovi amici; ricordarlo per questa ricorrenza, con la preziosa collaborazione della Fondazione Federico II, a Palazzo Reale e nel Teatro che orgogliosamente dirigo; ma soprattutto, farlo attraverso i nostri allievi, con la consapevolezza di trasmettere loro un grande patrimonio, di regalargli un tesoro, di passare un testimone. Saranno loro a lasciare che si spanda nel futuro questo tesoro, perché non vada perduto. Una vampa di gioia mi assale”. “Questo spettacolo – spiega Gianfranco Miccichè, presidente della Fondazione Federico II – intende dare voce al “coro”, talvolta rimasto inascoltato, di innumerevoli siciliani che cercano quotidianamente il superamento di quella Sicilitudine analizzata da Sciascia anche nella sua accezione negativa: un eccesso di identità astratta, inconcludente, parolaia e selvatica, da ribaltare in positivo”.