«L’osservazione dei mercati ci restituisce una fotografia altamente competitiva del settore una competizione cresciuta in maniera direttamente proporzionale a un business sempre più decisivo per le economie dei singoli Paesi. Il nostro compito è portare valore aggiunto al prodotto-Italia attraverso un’innovazione di processo e di sistema in grado di alzare le quote del nostro mercato». Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, commenta così il report realizzato da Vinitaly e Nomisma che mette in luce come l’export del vino italiano si prepari a festeggiare a fine anno il traguardo di dieci record storici consecutivi di crescita raggiungendo i 6,36 miliardi di euro, il 2,9% in più rispetto all’anno scorso.
L’Italia si conferma al secondo posto nella classifica mondiale dei paesi esportatori (la Spagna, terza, perderà quasi il 7%) ma aumenta la distanza dalla Francia sempre più leader grazie a un balzo commerciale fissato a +7,8% consentendole così di superare per la prima volta la soglia dei 10 miliardi di euro di export.
Secondo l’Osservatorio – i dati sono stati presentati nel corso di wine2wine che si concluderà domani a Verona – , che ha analizzato i trend dei primi 7 Paesi esportatori (Francia, Italia, Spagna, Australia, Nuova Zelanda, Cile, USA) incrociando i flussi dei 10 principali Paesi mondiali della domanda, il 2019 chiuderà in positivo per il commercio del vino italiano ma ancor più a livello globale con un incremento complessivo del 3,6% nonostante l’incertezza sui dazi e le crisi congiunturali. Sono previste punte di eccellenza di Nuova Zelanda (+10,2%) e Cile (+5,8%) mentre virano in negativo Australia (-0,3%) e Usa (-3,7%).
La performance italiana indica ampi spazi di miglioramento, a partire dal prezzo medio (in calo del 2%) fino a una maggiore reattività sui mercati emergenti e a una minor dipendenza da piazze storiche sempre più mature (Germania e Regno Unito). Secondo Mantovani «la partita si gioca soprattutto in Asia dove vogliamo essere decisi e decisivi». Denis Pantini, il responsabile dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, però avverte: «Il rischio che sembra emergere per i prossimi anni è quello di un rallentamento generale del commercio internazionale di vino che necessariamente interesserà anche i nostri vini».
Maurizio Tropeano, La Stampa