Dovremmo forse dirlo una volta per tutte. In Italia abbiamo due prezzi: uno con l’Iva e uno senza», scandisce Antonio Patuelli nella sala stampa. Silenzio. Nessuno contesta l’affermazione. Perché risuona difficilmente “smentibile”. Per stimolare i pagamenti elettronici conviene allora ribaltare il ragionamento. Spostando a valle il potere della filiera. Cioè al consumatore che con i suoi comportamenti di acquisto può favorire i cambiamenti sociali. «Bisogna mettere in concorrenza tra loro gli esercenti. Comprare solo da quelli dotati di Pos adibiti al pagamento delle carte. Non li hai? Vai altrove. Semplice». Patuelli va dritto al punto della questione smontando la tesi dei commercianti che sostengono come incida molto il peso delle commissioni imposte dalle banche. A supporto Patuelli porta la recente audizione di Luigi Federico Signorini, vicedirettore generale della Banca d’Italia, che parla di «una commissione media intorno all’1 per cento del valore della transazione». A conti fatti meno della media Ue, registrata all’1,2%. Signorini per la verità riscontra «livelli molto minori per la grande distribuzione che, grazie al peso contrattuale, riesce a ottenere condizioni più favorevoli». Mentre le «commissioni relativamente maggiori sono quelle applicate ai piccoli esercizi commerciali e ai bar», proprio la categoria che li ostacola. Come «i professionisti e gli artigiani che pagano commissioni in linea con questa media», ha spiegato Signorini. Per Patuelli il valore dell’1% serve a remunerare una filiera variegata. Da un lato c’è l’esercente che si dota di un dispositivo Pos contrattandolo con una banca che ne ricava un margine per ogni transazione effettuata. Dall’altro c’è l’utente che si dota di una carta e ne paga l’uso con una commissione annuale che gira alla banca emittente. Per far dialogare il Pos e la carta ci sono altri due attori. I circuiti, come Visa, Mastercard e Pagobancomat che ne ricavano un ulteriore margine. E gli operatori di processo, come Sia, che garantiscono l’operatività della transazione. Ebbene l’Italia fa registrare un paradosso. Ha il più elevato numero di Pos: 3,2 milioni, a testimonianza della concorrenza tra le banche. Ma ha il numero più basse di operazioni pro-capite annue alternative al contante: 111. In mezzo c’è il richiamo fortissimo dell’evasione.
Fabio Savelli, Corriere.it