I dati raccolti dallʼente pubblico: crescono i prezzi dell’elettricità domestica e le emissioni di CO2
Brutte notizie per il nostro Paese. In Italia non si investe abbastanza sulle energie rinnovabili. Ciò causa, nonostante il forte rallentamento industriale che stiamo vivendo, un aumento annuale delle emissioni di CO2 e del costo dell’elettricità domestica per le famiglie. Lo dicono i dati dell’’analisi trimestrale Enea, l’ente pubblico di ricerca che opera nei settori dell’energia, dell’ambiente e delle nuove tecnologie.
La Strategia Energetica Nazionale non funziona – Nel 2017, il governo italiano, seguendo le direttive dell’Unione Europea, ha redatto la Strategia Energetica Nazionale, piano decennale per gestire il cambiamento del sistema energetico. I tre parametri di questa politica ambientale sono la decarbonizzazione, la sicurezza e il costo dell’energia. Gli stessi su cui si è basata l’analisi di Enea, il cui verdetto è negativo: l’Italia peggiora di anno in anno.
A due anni dalla Sen, che prevede la chiusura di tutte le centrali a carbone entro il 2025 e una diminuzione pari a 9 miliardi della spesa in energia, non esiste ancora un piano comune per lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Resta alto lo sforzo industriale per promuovere il settore del gas naturale, che, seppur meno inquinante, produce comunque grosse quantità di CO2.
Mancano l’innovazione tecnologica e industriale e l’organizzazione del mercato elettrico – A causa del rallentamento industriale, nei primi sei mesi del 2019, i consumi energetici si sono abbassati dell’1%. Eppure le emissioni di CO2 sono in aumento. “Questo perché manca l’innovazione in ambito tecnologico e industriale”, spiega Francesco Gracceva, ricercatore che ha curato l’analisi Enea. “In Italia, negli ultimi anni, abbiamo visto una decrescita del 2,5% nell’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili”.
Inoltre, il costo dell’elettricità domestica nel nostro Paese è uno tra i più alti nell’Unione Europea. In un decennio, il prezzo per il consumatore domestico è cresciuto del 23%. Secondo il WWF, la causa è la mancanza di “un quadro complessivo nell’organizzazione di un mercato elettrico in grado di raggiungere gli obiettivi del Piano Nazionale”.
Tgcom24