Un mese in più per l’età della pensione di vecchiaia, che nel 2021 passerebbe a 67 anni e 1 mese invece di restare ferma all’attuale livello di 67 anni. I dati demografici sulla speranza di vita producono effetti anche sulle regole previdenziali e quelli appena rilasciati dall’Istat, relativi al 2018, risultano più positivi rispetto alle previsioni. La sopravvivenza degli italiani insomma continua ad aumentare: la speranza di vita alla nascita ha toccato lo scorso anno gli 83 anni, in crescita dagli 82,7 del 2017. Questo è il dato complessivo, mentre gli uomini sono arrivati a 80,9 e le donne a 85,2.
LA MEDIA
Ai fini dei requisiti per la pensione il valore che conta è però quello della speranza di vita a 65 anni, fotografato dall’Istat a 20,9 anni nella media tra maschi e femmine. Questo numero va inserito nella formula che permette appunto di determinare l’incremento da applicare dal 2021, sulla base andamenti demografici del 2017-2018. Una formula modificata con la legge di Bilancio di due anni fa. All’epoca, nell’autunno del 2017, c’era una forte pressione per non far scattare – a partire dal 2019 – l’incremento di cinque mesi già maturato e rilevato dall’Istat. Il governo Gentiloni decise di non interferire con il meccanismo automatico di adeguamento, ma si impegnò a modificarlo per il futuro per renderlo più graduale. La norma prevede ora il confronto tra le medie biennali invece che tra i valori di fine periodo. Una clausola ad hoc prevede però che per il solo 2021 la speranza di vita 2017-2018 sia confrontata con il valore del 2016, che risultava piuttosto alto con 20,7 anni di speranza di vita a 65 anni. Si pensava che la media del biennio non sarebbe risultata superiore; proprio questo invece è successo, pur se in virtù di un arrotondamento: la variazione è positiva e pari a 0,1, che vuol dire tradotto in dodicesimi incremento di un mese del requisito per la pensione di vecchiaia.
La norma del 2017 prevede che lo scatto biennale non possa in ogni caso superare i 3 mesi: se la variazione della speranza di vita risultasse superiore, i mesi in eccesso verrebbero recuperati nel periodo successivo. E questo succederebbe – al contrario – anche in caso di variazione negativa che non porterebbe ad una riduzione del requisito ma sarebbe utilizzata per alleggerire adeguamenti successivi.
L’ESCLUSIONE
L’aumento che si profila per la vecchiaia non si applicherà in ogni caso all’età per la pensione anticipata, che nella scorsa legge di Bilancio era stata esplicitamente esclusa (già dal 2019 e fino al 2026) dal meccanismo di adeguamento. Restano quindi fermi gli attuali requisiti contributivi di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 e 10 mesi per le donne, indipendentemente dall’età. Come per Quota 100 sono però previste finestre di tre mesi prima dell’uscita effettiva.
IL PROVVEDIMENTO
L’ufficializzazione dello scatto dovrà avvenire attraverso una comunicazione dell’Istat, che poi sarà recepita in un decreto congiunto del ragioniere generale dello Stato e del direttore generale delle Politiche previdenziali del ministero del Lavoro. Il provvedimento deve essere adottato entro fine anno.
Luca Cifoni, Ilmessaggero.it