La «promessa di Bezos», «the climate pledge» non poteva che essere molto ambiziosa. Il fondatore e amministratore delegato di Amazon, l’uomo più ricco e, secondo «Forbes», più innovativo del pianeta insieme a Elon Musk, si impegna ad azzerare le emissioni di carbonio prodotte dalla sua azienda entro il 2030. Dieci anni prima della scadenza fissata da quell’Accordo di Parigi sul «climate change», sconfessato da Donald Trump il primo giugno 2017.
Ieri Jeff Bezos ha invitato i giornalisti americani e della stampa internazionale al National Press Club di Washington, a pochi isolati dalla Casa Bianca: «Ma non voglio lanciare alcun segnale all’Amministrazione». Nei fatti, però, Bezos apre un fronte anche politico, perché chiede alle altre aziende di sottoscrivere il suo programma: «Le società che lo firmeranno manderanno un segnale importante al mercato intero». E, di conseguenza, al governo del Paese. Non ci sono proposte, ma «impegni». Già oggi le diverse strutture di Amazon, 650 mila dipendenti a livello mondiale (6.500 in Italia), usano l’energia prodotta da 15 impianti di eolico e solare che forniscono il 40% del fabbisogno aziendale. L’obiettivo è di arrivare all’80% di fonti rinnovabili entro il 2024 e al 100% nel 2030.
Secondo punto: il trasporto. Ogni anno Amazon consegna 10 miliardi di pacchi. E per tagliare l’inquinamento ha investito 440 milioni di dollari nella Rivian, società con sede nel Michigan e un impianto nell’Illinois. Da qui usciranno i 100 mila veicoli elettrici, a zero emissioni, ordinati da Bezos e che gradualmente rimpiazzeranno i camion tradizionali e inquinanti. I primi 10 mila mezzi cominceranno a girare nel 2022 ed entro il 2030 sarà completato il rinnovo della flotta. Nello stesso tempo verranno alleggeriti gli imballaggi.
Inoltre Bezos, proprietario anche del Washington Post, lancia il «Right Now Climate Fund» con una dotazione di 100 milioni per favorire la riforestazione nel mondo, in collaborazione con «The Nature Conservancy». In parallelo un’altra novità. Amazon accetterà pagamenti in contanti anche dai consumatori americani, così come avviene in altri 19 Stati, ma non in Europa, per il momento. Il conto si pagherà in uno dei 15 mila sportelli di Western Union. È un sistema che si affianca all’altro già diffuso anche in Italia: creare un account personale alimentato da versamenti cash nei punti vendita SisalPay. Somme poi da spendere per lo shopping su Amazon.it.
Giuseppe Sarcina, Corriere.it