Gli Stati Uniti registrano altre due vittime (il totale sale così a tre) di una ancora misteriosa patologia polmonare legata allo svapo. Il secondo decesso – riferisce il New York Times – è avvenuto a luglio, un mese prima della persona che ha perso la vita in Illinois per lo stesso problema. Ma solo giovedì Ann Thomas, funzionario per la sanità dell’Oregon e pediatra, ha reso nota la notizia.
Thomas non ha voluto rivelare né il nome, né l’età e il sesso della vittima, ma ha assicurato che la morte è stata causata dalla crisi respiratoria innescata dalla patologia legata allo svago. “Appena arrivata in ospedale, la persona è stata ricoverata e attaccata al respiratore”. Dopo qualche settimana, i dottori hanno costatato che l’infezione polmonare era arrivata a livelli irreversibili. La vittima aveva acquistato un prodotto per le sigarette elettroniche in un marjuana shop.
Il terzo decesso è stato confermato in data 5 settembre dai funzionari sanitari dell’Indiana. Si tratta di “una persona di età superiore ai 18 anni”, ha dichiarato il Dipartimento della Salute dello Stato in una nota. Nello Stato, in particolare, sono in esame 30 casi di gravi lesioni polmonari legate allo svapo.
Da quest’estate oltre 200 persone, perlopiù giovani, sono finite in ospedale in queste condizioni. Tutti sono svapatori. Vengono ricoverati per fiato corto, crisi respiratoria, diarrea, vertigini, vomito. Agli esami tomografici i polmoni appaiono come colpiti da un’infezione molto aggressiva di cui i dottori non conoscono la causa.
Il trattamento è reso più difficile dal fatto che i pazienti non sanno (o in alcuni casi fingono in non sapere) cosa hanno inalato. Ma pare che nella maggior parte dei casi l’elemento comune sia la vitamina E, presente nella cannabis, o il THC, il principio attivo della marjuana.
Finora le ipotesi più accreditate dalle indagini sono che, attraverso le vendite online, si stiano diffondendo sostanze dannose all’insaputa degli acquirenti o che i malori siano dovuti a cocktail confezionati in maniera estemporanea da consumatori.
Per il presidente della American Vaping Association, il cartello che produce dispositivi e ricambi, è plausibile che i disturbi respiratori denunciati siano causati dall’aggiunta di droghe sintetiche o di cannabis, mixati illecitamente nei composti.
Per diventare inalabile, la nicotina (o in questo caso il THC) devono essere miscelati con solventi che dissolvono e rilasciano la sostanza. I solventi, o oli, si riscaldano durante l’aerosol per diventare vapore. Ma alcune gocce d’olio possono rimanere nel dispositivo quando il liquido si raffredda e l’inalazione di tali gocce può causare problemi respiratori e infiammazione polmonare.
”L’inalazione di olio nei polmoni è estremamente pericolosa e può provocare la morte”, ha affermato Thomas Eissenberg, che studia i problemi legati allo svapo alla Virginia Commonwealth University. Quando gli oli vaporizzati entrano nei polmoni, questi li riconoscono come un oggetto estraneo e innescano una risposta immunitaria, causando infiammazione e accumulo di liquidi che possono causare polmonite lipoide.
Sonia Montrella, Agi