“È un buon inizio”, ha detto Lorendana De Petris, presidente del gruppo Misto del Senato, arrivando a Palazzo Chigi per partecipare al vertice: “Abbiamo lavorato sul programma, molte delle nostre priorità le vediamo rappresentate, adesso vediamo la parte finale. Speriamo sempre che ci possano essere ulteriori cambiamenti in meglio”. Per Graziano Delrio (Pd) “restano da fare solo delle limature”.
L’obiettivo, per Conte, forte anche dell’esito della votazione sulla piattaforma Rousseau, resta quello di sciogliere la riserva entro la mattinata e di salire al Quirinale. Possibile già nel pomeriggio il giuramento del nuovo esecutivo, che i mercati mostrano di apprezzare: lo spread è sceso sotto quota 150 punti.
Nuovo governo Conte, la notte delle trattative M5s-Pd-Leu
“Non abbiamo ancora parlato di nomi: siamo un passo indietro, dobbiamo ancora capire se il programma ci consente di dare il nostro sì al governo” aveva dichiarato ieri sera De Petris prima dell’incontro con Conte. “Siamo alle battute finali. O stasera o mai più” aveva aggiunto.
Sono proseguiti in nottata i contatti anche tra i leader del Pd e del M5S, Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio, che dopo aver lasciato in tarda serata Palazzo Chigi, è tornato, poco dopo, nella sede del governo con Vincenzo Spadafora, uno dei tessitori della trattativa con i dem.
Nomi e caselle sono ancora da definire ma secondo diverse fonti Pd, 5S e dem dovrebbero avere nel governo un numero quasi pari di ministri, nonostante il Pd abbia 104 deputati e 51 senatori (prese il 18% alle elezioni) e il M5S 216 e 107 senatori (vinse con il 30%).
Il toto ministri del nuovo governo Conte
Il primo nodo da sciogliere resta quello del sottosegretario alla presidenza al Consiglio. Conte è determinato ad indicare un uomo di sua stretta fiducia (Roberto Chieppa, tra i candidati) ma sarebbe in corso un braccio di ferro con il M5S, che vorrebbe un “suo” uomo a Palazzo Chigi: in pole ci sarebbe Riccardo Fraccaro, seguito a poca distanza da Spadafora.
Al Mef, invece, salgono le quotazioni dell’unico politico dem rimasto in lizza, l’eurodeputato Roberto Gualtieri, presidente della commissione Bilancio a Strasburgo. Tra i tecnici in ambienti dem vengono citati Giuseppe Pisauro e Salvatore Rossi.
Un tecnico sarebbe diretto al Viminale (Luciana Lamorgese o Franco Gabrielli) mentre il “destino” dei due capi delegazione ha dei contorni più definiti: per Di Maio si prospetta il ministero degli Esteri mentre Dario Franceschini dovrebbe andare alla Difesa o alla Cultura (anche se spera fino all’ultimo nel Viminale). L’ex premier Paolo Gentiloni potrà essere il nuovo commissario europeo italiano.
I ministeri in bilico sono però diversi. Il Mise, innanzitutto, dove i dem puntano su Paola De Micheli mentre tra il M5S si fa il nome di Laura Castelli e Stefano Patuanelli, inizialmente in pole per le Infrastrutture. Se il Mise andasse al M5S il Mit sarebbe di colore dem e sarebbe guidato da De Micheli. Ballottaggio anche all’Istruzione, tra Gianni Cuperlo (Pd) e Nicola Morra (M5S).
In sospeso anche l’Ambiente, tra Sergio Costa (che sarebbe tra i confermati) e Rossella Muroni, in quota Leu. Conteso ancora sembra essere il ministero del Lavoro: in pole, nel Pd, il nome di Giuseppe Provenzano. Alla Giustizia Alfonso Bonafede va verso la conferma.
Tra i possibili outsider dell’ultimo minuto si citano la sindacalista Cgil Serena Sorrentino e l’imprenditrice (nel settore dei sacchetti biodegradabili) Catia Bastioli. E si tratta anche all’interno dei partiti. Ai renziani sarebbero stati proposti tre ministeri per Anna Ascani, Lorenzo Guerini e Teresa Bellanova, ma Matteo Renzi starebbe insistendo su Ettore Rosato. E nel M5S cresce il pressing degli ortodossi: difficile che non guadagnino un ministero, magari rinfoltendo la compagine femminile dell’esecutivo giallo-rosso.