Emblema del pacifista collezionava donne e picchiava la moglie
Ritenuto tra gli attori di Hollywood più seduttivi e chiacchierati: cinque matrimoni, tante relazioni, immune da scandali e gossip
(di Cesare Lanza per LaVerità)Una ricorrenza: il 12 agosto di 37 anni fa m o r i v a Henry Fonda. Un protagonista del mondo del cinema, una figura controversa e descritta, anche dai figli, con parole contraddittorie. Era un uomo molto riservato, poco incline a parlare di sé e della sua via privata. Di certo, si sa che ha avuto una vita sentimentale molto intensa: matrimoni ufficiali, amanti segrete e relazioni extraconiugali. È considerato tra gli attori di Hollywood più
seduttivi e chiacchierati, nel mirino dei gossip dell’epoca. Andiamo per ordine: cinque matrimoni con vari divorzi, inizialmente con Margaret Sullavan (nome d’arte di Margaret Brooke Sullavan Hancock, Norfolk, 16 maggio 1909 – New Haven, i° gennaio 1960), un’attrice cinematografica e teatrale statunitense, dalla quale si divise dopo soli due anni. A seguire le nozze con l’aristocratica Frances Ford Seymour Brokaw, deceduta nel 1950: una donna che era stata violentata quando aveva otto anni, con conseguenze psicologiche mai rimarginate, fino al suicidio quando aveva solo 42 anni. Da lei ha avuto i due figli, noti attori, Jane e Peter. In seguito ha sposato la produttrice teatrale e attrice Susan Blanchard (una figlia adottata, Amy). La quarta fu la contessa italiana Leonarda Afdera Franchetti, infine la documentarista televisiva Shiriee Mae Adams. Più intrigante, con molte smentite e indirette ammissioni, la sequenza delle sue amanti famose: B a r b a r a Stanwyck, Gene Tierney, Patricia Farr, T a l lu l a h Bankhead, Dorothy McGuire, Shirley Ross, Joan Crawford. Un e p i s o d i o sgradevole e poco chiaro riguarda le botte alla quarta moglie, secondo il racconto, non si sa quanto affidabile, ricavato da un’intervista ad Afdera Franchetti, dalla quale era separato da tempo. Afdera, una vulcanica baronessa, «protagonista dei più grandi balli novecenteschi», e di molti clamorosi amori: è stata immortalata da Oriana Fallaci tra i suoi «antipatici» e trasformata nella protagonista del romanzo Penelope alla Guerra. («Un buon libro, contenente un sacco di palle», ha detto la baronessa). Afdera ha sposato, e lasciato, Henry Fonda. La sua storia è molto interessante: miliardaria, figlia di un mercante ed esploratore ebreo, che diede a tutti i suoi figli nomi africani (Afdera significa vulcano di Etiopia). Amica di Marylin Monroe, Gary Cooper, Luchino Visconti, Stanley Kubrick e Billy Wilder, e di Ernest Hemingway. Insomma, all’epoca, una vera regina del jet set. Quattro giorni in carcere, a Rebibbia, per aver portato tre sigarette di marjiuana al pittore Mario Schifano, suo grande amico. E Fonda, come l’aveva conosciuto? «A Roma, era il 1956, passeggiavo in via del Babuino con Audrey Hepburn ed entrammo in una galleria dove avevamo visto due strani dipinti, alcune monache che giocano a tennis. Dissero che un americano li aveva prenotati, ma io pagai cash e li presi. Qualche giorno dopo, a un party a casa mia, arrivò Fonda che stava girando Guerra e Pace con Audrey. Si stupì di trovare a casa mia i quadri che aveva prenotato. Nacque un bel rapporto, segreto all’inizio. Eravamo andati, una volta, un gruppo di amici, a fare una gita a Pamplona e lì incontrammo Ernest Hemingway che era molto amico di mio fratello Nanuk e glielo andò subito a riferire… Ed Henry, appena tornati a Venezia mi riempì di botte. Avevo 25 anni, Fonda 48. Pensò solo che era troppo vecchio… E mi menò». Un’altra storia controversa: Henry Fonda non ha mai amato i figli. Se ne è parlato tanto, c’è una terribile e recente testimonianza nel libro di un suo figlio. Ma si stenta a crederlo… Con questa inattesa «rivelazione» un altro degli ultimi miti americani, rimasto quasi immune da scandali e pettegolezzi, finisce nell’elenco delle star oscurate da vizi più o meno gravi. A rivelare i segreti della vita privata di uno dei più amati attori per famiglie è Peter Fonda, figlio minore di Henry e ammirato protagonista di Easy Rider. In un libro uscito negli Stati Uniti: si intitola Don’t tell Dad (Non dire Papà) e si sofferma sullo scarso affetto che Henry aveva per i figli. In particolare, Peter ricorda di quando sua sorella maggiore Jane si ferì da bambina alla schiena mentre nuotava. Tornando in casa, Jane iniziò a lamentarsi per il dolore, ma la reazione del padre fu freddissima: «Continuò ad occuparsi dei propri affari», ricorda Peter, «e poi, stufo di ascoltare il pianto di Jane, uscì di casa seccato». Il libro è pieno di veleno… Peter racconta anche di essere stato totalmente devastato, all’età di dieci anni, quando, rimasto orfano della madre, venne a sapere che suo padre aveva una relazione con un’altra donna. La notizia sarebbe arrivata al piccolo Peter in modo talmente brutale che, per il dolore, il bambino cercò di spararsi un colpo di pistola allo stomaco. Nella biografia, Peter Fonda parla anche dei suoi problemi con la droga, legando anche questi alla carenza di affetto con il padre. Alla fine c’è comunque un ricordo tenero di Peter per il padre: poco prima di morire, Henry lo chiamò e gli sussurrò: «Ti amo molto, ragazzo, voglio che tu lo sappia». Henry Fonda, come attore, sembrava nato per il genere western. Ci sono un ventina di titoli nel suo curriculum: Alba fatale, Sfida infernale, Il Massacro di Fort Apache di John Ford, C’era una volta il West di Sergio Leone, Il mio Nome è Nessuno. Diede il suo volto a Lincoln, Roosevelt, Nimitz, MacArthur, Wyatt Earp, ma anche a Tom Joad, Mr. Davis, giurato n°8 di La Parola ai Giurati, a Manny Balestrerò di II Ladro. Di sé stesso e della sua vita di attore Henry ha detto:«Diventare un attore può essere imbarazzante perché devi piangere o apparire nudo di fronte a tutti. La recitazione può essère anche considerata una sorta di confessione virtuale sulla tua infanzia disturbata o sulle tue crepe emotive». In contraddizione con quanto scritto dal fratello Peter nel suo libro acidissimo, ecco invece la versione della figlia Jane: «Mio padre è stato un grande uomo prima che un attore. Antirazzista e coraggioso, amava scrivere e leggere, mai si è sentito una star». E a proposito delle riprese del film Sul Lago dorato, in cui recitarono insieme: «A mio padre, che amava la perfezione, non piaceva niente che non fosse stato provato: la mia scena era quella in cui vado a parlargii per dirgli: “Voglio essere tua amica”, anche perché non eravamo stati mai tanto vicini. Quindi c’era un primo piano suo e io ho aspettato fino all’ultimo momento, prima di fare una cosa non programmata, ciò che mio padre non amava affatto, quando gli ho detto: “Voglio essere tua amica”, gli ho toccato la mano e a lui sono venute le lacrime al volto». Anche Peter, al di là del libro, lo ha ricordato – in altre occasioni – con tenerezza: «Mio padre Henry non parlava mai, ma ha insegnato tutto a me e Jane, con il suo esempio. Quando il suo Paese ha avuto bisogno di lui, ha rischiato la vita. Non approvava la guerra, ma lui ha lasciato una vita bella e comoda, perché lo riteneva giusto. E anche in famiglia, pur con tutti i suoi difetti, le difficoltà generazionali e di comunicazione, ci ha insegnato valori come l’onestà, la sincerità, l’impegno civile, la giustizia. Il male e il bene spesso nascono in famiglia». Il suo nome completo era Henry Jaynes Fonda (Grand Island, 16 maggio 1905 – Los Angeles, 12 agosto 1982). Nacque nel Nebraska dal pubblicitario William Brace Fonda e da Herberta Krueger Jaynes. La famiglia Fonda, da parte paterna, era di origine olandese, pur avendo come capostipite un italiano immigrato da Genova nei Paesi Bassi, in un’epoca non ben determinata del XV sècolo. Nel 1642 alcuni membri della famiglia emigrarono in America e furono fra i primi colonizzatori olandesi che si trasferirono nell’attuale Stato di New York, dove fondarono la città che da loro prese il nome di Fonda. La bisnonna, Harriet McNeill, era un’immigrata irlandese. La sua identità di attore è stata quasi sempre l’americano democratico e non violento, ha confermato anche sullo schermo i suoi ideali libertari e pacifisti. Spesso, con iniziative personali, si è battuto in campagne politiche a favore di candidati del Democratic party. Dopo aver studiato teatro e recitazione, si laureò in giornalismo all’Università del Minnesota. Debuttò a Broadway con grande successo e, subito ingaggiato dal produttore Darryl Zanuck, firmò un contratto quinquennale con la Fox ed esordì nei primi Technicolor dell’epoca. È stato il solo attore americano presente in tre film sulla seconda guerra mondiale: Il Giorno più lungo, La Battaglia dei Giganti” e Midway. Inoltre è apparso in Mussolini: ultimo Atto (1974). un film più storico che bellico. Sul Lago dorato (1981) è stato il suo ultimo film, l’unico Oscar vinto. Malgrado uno curriculum intenso e progressivo, si è fermato nel cinema dal 1948 al 1955, per ritornare al teatro, ma con risultati altalenanti. È considerato il patriarca di una stirpe di celebri attori, oltre ai suoi figli Jane Fonda e Peter Fonda, anche i suoi nipoti Bridget Fonda e Troy Garity. N o n o s t a n t e l’importanza (sul set per oltre 45 anni) e il valore riconosciuto delle sue interpretazioni cinematografiche, Fonda ha atteso fino al 1981 per un Oscar alla carriera e l’anno successivo per l’Oscar come miglior attore protagonista (singolare curiosità), nel ruolo del professore in pensione, dell’amaro Sul Lago dorato con Katharine Hepburn. C’è poco da stupirsi tuttavia. Disprezzava apertamente l’ambiente del cinema in generale e quello di Hollywood in particolare: il suo unico, vero grande amico era James Stewart, che gli è stato vicino fino al giorno della sua morte, a 77 anni, per infarto.